Sembra essere giunta finalmente alla riapertura la trattativa sulla contrattazione nel pubblico impiego, ferma ormai da sei anni, con diverse nuove norme in arrivo.
Il segnale più incoraggiante è arrivato, il 1° ottobre, direttamente dal ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, che ha dato mandato all’Aran per riaprire il tavolo convocando i sindacati sulla questione dei comparti: si tratta di un passaggio cruciale, perché in base alla riforma Brunetta della P.A., la legge 150/09, sino ad oggi rimasta inattuata, i comparti dovrebbero essere ridotti da undici a non più di quattro. L’atto siglato da Madia è il segnale atteso dai sindacati, che accolgono con soddisfazione la mossa del Governo, preliminare alla discussione sugli aumenti salariali.
Perchè per i sindacati diminuire i comparti, semplificando, è auspicabile e fattibile anche in tempi ravvicinati. Anche perchè dal numero dei comparti dipende quello dei contratti in cui si divino gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, che aspettano lo sblocco degli stipendi. Fermi dal 2010, nella scuola dal 2009, e sempre più inadeguati rispetto al costo della vita.
Intanto, è entrato in vigore il decreto che detta tempi e criteri per l’operazione mobilità. Un crono-programma scandito tappa per tappa, con le prime scadenze ad appena dieci giorni: entro il 10 ottobre il personale in distacco o comando passerà definitivamente all’amministrazione che lo ha in prestito. Poi c’è il 31 ottobre, termine entro cui le Province dovranno stilare gli elenchi con tutti gli esuberi (si parla di una quota non lontana da 20mila). Per fine anno la Funzione Pubblica renderà pubblica la mappa dei posti liberi in tutte le amministrazioni. A questo punto i soprannumerari faranno le loro richieste, daranno le loro preferenze ed entro febbraio il ministero incrocerà domanda ed offerta.
La ricollocazione verrà rispettando i criteri di vicinanza, si terrà conto anche della Legge 104 sulla tutela della disabilità grave. Inoltre alcuni spostamenti sono già stati tracciati: 2mila persone saranno trasferite agli uffici giudiziari, dove c’è carenza di personale, e altri, per continuità di funzioni, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Per la Scuola, ricordiamolo, sono stati messi a disposizione gli oltre 6.200 posti del turn over degli Ata, con altrettante assunzioni “congelate” sino alla prossima estate. Quando si saprà, a quel punto, quanto sono i posti effettivamente assorbiti dal personale delle province perdente posto.
Intanto, su queste vicende arrivano i commenti sindacali. Secondo il segretario generale della Cisl Fp, Giovanni Faverin, “sei anni di blocco contrattuale non hanno congelato solo i salari ma anche il cambiamento”, con regole che risalgono al 2009, come appunto la riduzione dei comparti, rimaste finora sulla carta. Insomma si apre ufficialmente la partita sulla contrattazione, dopo la sentenza di luglio della Corte Costituzionale, che dichiarava illegittimo il blocco seppure senza effetti retroattivi, e a meno di due settimane dalla presentazione della legge di stabilità, dove verranno inserite le risorse per il rinnovo.Dalla Fp Cgil, Susanna Dettori, spiega come una proposta già c’è: “unire le funzioni centrali (ministeri, presidenza consiglio, agenzie fiscali, enti pubblici non economici), mettere insieme tutta la sanità, poi gli enti locali e infine il settore della conoscenza (scuola, università, enti di ricerca)”.
Anche la Uil con il segretario confederale, Antonio Foccillo, si dice “pronto”, anzi “troppo tempo è stato perso visto che i primi a chiedere il tavolo siamo stati noi”.
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