Il rinnovo del contratto della scuola vive un altro momento di stallo. Sono passati quasi 40 mesi dall’accordo (allora definito trionfale dai sindacati) dell’aprile 2019 con il primo Governo Conte, che garantiva per il comparto aumenti sostanziosi a tre cifre. Poi abbiamo avuto le dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti, perchè riteneva basso l’investimento per la scuola, a partire da quello per l’aumento degli stipendi. Fino al più recente accordo di Palazzo Chigi, del maggio 2021. Anche quello si è dissolto nel nulla. Tante promesse, pochi fatti”, è il caso di dire.
Ma perché non si chiude almeno sul periodo 2019-21? Il sindacato Anief, addossa alle altre organizzazioni sindacali i motivi del rinvio della sospirata firma sull’intesa: c’era anche il consenso del ministro dell’Istruzione alla nostra proposta del contratto ponte, fanno sapere dal sindacato di origine siciliana, però ora “la trattativa all’Aran si è bloccata per via del ‘no’ degli altri sindacati rappresentativi”. Come rimane “congelata” la parte economica. Così, anche per vedere in busta paga appena 100 euro lordi medi di aumento, 60 netti, ci vorrà del tempo.
“La legge di Bilancio diventerà determinante – aveva detto Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil, ai microfoni della ‘Tecnica della Scuola’ al termine dell’ultimo incontro sulla parte generale del rinnovo di contratto – ma siccome nel frattempo rimangono in vita i tagli, nei prossimi giorni ci confronteremo con le altre sigle sindacali per decidere nuove date e forme di protesta”.
“C’è anche una parte normativa da cambiare – ha aggiunto Sinopoli – ed è davvero ampia, nelle prossime settimane valuteremo pure questa, in ogni caso la trattativa decollerà non prima di settembre”, aveva chiosato Sinopoli.
Il giorno dopo, anche la segretaria generale Cisl Scuola, Ivana Barbacci, aveva detto che “c’è un preciso interesse delle persone che rappresentiamo avere al più presto un nuovo contratto, come già avvenuto per altri comparti pubblici. Non siamo però disponibili, lo ribadisco, a firmare a qualunque costo”,
“Credo che le nostre ragioni siano note, spesso se ne dichiara la condivisione anche in ambito politico, ci aspettiamo atti coerenti e conseguenti a quelle dichiarazioni”, ha sottolineato la numero uno del sindacato Confederale, facendo anche lei intendere che sarà determinante quanto il Governo intende investire sulla scuola con la prossima legge di bilancio.
Anche gli altri sindacati sembrano propendere per questa posizione. Tranne l’Anief, secondo cui “l’impoverimento dei docenti e Ata prosegue implacabile” ed occorre tamponare da subito la situazione,
“Dopo il confronto di dopodomani sull’ordinamento professionale del personale universitario, mercoledì 20 luglio – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – si svolgerà un nuovo incontro all’Aran sulla parte generale per il rinnovo contrattuale della Scuola: anche a seguito delle nostre richieste, durante l’incontro si parlerà finalmente di risorse economiche. E noi spiegheremo i motivi per cui occorre portare in busta paga subito i 107 euro lordi già stanziati con le ultime Finanziarie, assieme ai quasi 3 mila euro di arretrati”.
Secondo il presidente dell’organizzazione autonoma “i numeri parlano chiaro: l’Istat ci continua a dire che l’inflazione è ormai alle stelle. Tanto che una mensilità stipendiale, nell’ultimo semestre è stata letteralmente “bruciata” dalle famiglie per rispondere al caro vita. Intanto, nella scuola, per colpa dello stallo delle trattative sul contratto stiamo assicurando ad oltre un milione e 200 mila lavoratori degli stipendi più bassi del 2008: così non può andare avanti”, conclude Pacifico.