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Rinnovo Rsu, i numeri e gli appelli degli outsider

A partire da domani oltre un milione di dipendenti della scuola saranno chiamati a rinnovare le Rsu di oltre 10mile istituti, dalla materne alle superiori: fino a mercoledì docenti e personale in possesso di un contratto a tempo indeterminato o annuale potranno recarsi nelle urne allestite dalle stesse organizzazioni sindacali in ogni scuola italiana. Dalle preferenze, esprimibili fino a mercoledì negli orari prefissati delle commissioni elettorali, scaturiranno più di 30mila nuovi rappresentanti sindacali. Una parte di loro, alcune migliaia, decadrà già in estate a causa dell’annunciato dimensionamento scolastico.
Nel 2006 il rinnovo delle Rsu fu decretato da più di 800mila elettori: la Flc-Cgil incamerò quasi un terzo (il 31%) delle preferenze; la Cisl Scuola acquisì circa il 25% dei voti. A seguire lo Snals (con circa il 17% di consensi), la Uil Scuola (oltre il 14%) e la Gilda degli insegnanti (circa il 6,5%). Tutti gli altri sindacati non riuscirono nemmeno a sfiorare la soglia minima, legata anche al numero di deleghe, del 5% necessario per sedersi al tavolo delle trattative ministeriali, ottenere distacchi sindacali e svolgere riunioni in orario di servizio.
Le ultime ore della campagna elettorale sono state contrassegnate da alcuni interventi particolarmente duri, espressi dai sindacati meno rappresentativi nei confronti dei concorrenti. Tra questi spicca quello di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, che durante l’incontro con delegati e lavoratori al teatro Quirino a Roma ha pronunciato parole forti contro l’attuale sistema che regola il sindacalismo scolastico: siamo stufi delle Rsu e non perché abbiamo un problema di rappresentatività, come dimostrano le quasi 4mila liste presentate. Ma non si possono continuare a ignorare i problemi che comportano tali elezioni“.
Secondo Di Meglio, infatti, “le Rsu non hanno niente a che fare con la scuola, luogo di formazione e cultura. Senza contare che queste elezioni, sulle quali si misurano permessi e distacchi, hanno effetti di diritto pubblico non trascurabili – Non solo, ma – ha aggiunto il sindacalista – si tratta di consultazioni viziate perché in capo agli stessi sindacati. Un po´ come se le elezioni politiche fossero affidate ai partiti anziché al ministero dell´Interno“.
Di Meglio si è scagliato poi contro i sindacati Confederali, perchè “l´Aran ma anche Cgil, Cisl e Uil hanno rifiutato il controllo sui dati delle singole sigle sindacali. Contro questo diritto negato – ha concluso Di Meglio – promettiamo battaglia. Faremo una protesta politica forte e, poi, se necessario, passeremo alle vie giudiziarie“.
I Cobas, dal canto loro, hanno adottato lo slogan “Esci dal guscio”. Inoltre si sono rivolti agli elettori con frasi al vetriolo. Come questa: “non abbiamo le mani in pasta in attività lucrose come quelle dei sindacati concertativi”.
Più morbida, dopo una campagna condotta senza esclusione di colpi, è apparsa l’Anief, che in occasione delle elezioni dal 5 al 7 marzo potrà contare sui consensi di Usi, Sisa, Lisa, Scuola Athena e Conitp. Oltre che sul patto di “desistenza” con l’Unicobas (che ha chiesto di “partecipare in massa alle elezioni Rsu a dare un senso al nostro impegno”) per evitare che il personale possa votare le altre organizzazioni. Questo voto – ha dichiarato il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – è un voto all’alternanza, alla speranza e che potrà convincere gli altri grandi sindacati a continuare a seguirci nelle iniziative di mobilitazione, di protesta e di tutela dei lavoratori”.

Alessandro Giuliani

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