Rinnovo Rsu, scintille Cgil-Cisl anche a livello di Confederazione
Sembrano sempre più assottigliarsi le possibilità di un avvicinamento, almeno nel breve periodo, tra la Cgil e le altre organizzazioni sindacali. In particolare con la Cisl. A rendere più nette le distanze stavolta ci hanno pensato le segreterie confederali che sono tornate sulla discussa questione del rinnovo delle Rsu. Elezioni che nella scuola, in base a quanto comunicato dall’Aran ad inizio mese ai sindacati, dovrebbero portare alle urne, tra il 1° ed il 3 dicembre 2009, un milione di lavoratori (tutti quelli di ruolo e gli annuali).
Un’eventuale approvazione del decreto legislativo voluto dal ministro Brunetta, in applicazione alla legge delega n. 15/09, che nella scuola intende trasformare la contrattazione d’istituto in una unica concertazione a livello regionale, metterebbe infatti tutto in discussione. Un’eventualità che se per alcuni non è fattibile, visto che il decreto non dovrebbe andare a ‘scalfire’ decisioni prese precedentemente, per altri, visto che le elezioni non sono state ancora svolte, basterebbe per bloccare tutto in attesa dell’approvazione dei decreti successivi di attuazione (peraltro ancora tutti da definire).
La Cgil, che caldeggia fortemente il rinnovo immediato delle elezioni, ha messo le mani avanti ed espresso tutto il suo dissenso, promettendo battaglia, contro l’attuazione di una norma di questo genere.
Lo slittamento delle elezioni metterebbe a rischio, sostiene il sindacato di corso d’Italia, la rappresentatività dei lavoratori. “Qualsiasi iniziativa legislativa che metta in discussione il sistema della rappresentatività introdotto dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, `Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche`, alla cui formulazione aveva fortemente contribuito il lavoro precedentemente svolto da Massimo D`Antona, sarebbe fermamente contrastata dalla Cgil“, ha detto Michele Gentile, coordinatore nazionale del dipartimento settori pubblici della Cgil Secondo il dirigente sindacale “quanto rischia di passare con il decreto Brunetta con il congelamento dell`accertamento della rappresentatività e con il rinvio del voto per l`elezione delle Rsu, a partire da quelle che si svolgeranno a novembre nella scuola, già regolarmente indette, sarebbe una iniziativa solo politica, di dubbia legittimità costituzionale, che rischierebbe di segnare la fine di un processo legislativo di consolidamento della rappresentatività democratica nel mondo del lavoro pubblico“. Una scelta, conclude Gentile, “miope e sbagliata che produrrebbe anche un effetto di imbarbarimento del sistema di relazioni sindacali attraverso l`abrogazione delle regole oggi esistenti che hanno portato alla riduzione delle rappresentanze corporative nel sistema pubblico. Per questo la Cgil – conclude – contrasterà questa iniziativa per ribadire il diritto democratico di tanti lavoratori e lavoratrici“. Sorprende che a rispondere alle dichiarazioni di Gentile non sia stato lo stesso ministero della Funzione pubblica e dell’innovazione, anche se non è detto che nelle prossime ore non lo faccia, ma Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl: secondo il sindacalista coordinato da Bonanni quella avviata dal sindacato di corso d’Italia sarebbe “una inutile polemica sterile che rischia di alimentare solo confusione: oltre ad essere un atto coerente con le disposizioni contenute nel decreto stesso che ridisegnando i comparti del Pubblico impiego lasciando ampio spazio alle parti sociali per rideterminarne i confini, rappresenterebbe una razionalizzazione in quanto la rappresentatività di comparti magari diversi dagli attuali, dovrebbe avere tempi di svolgimento identici“. L’esponente della Cisl ritiene anche che le ragioni e gli sforzi sostenuti dalla Cgil (peraltro in soluti dine poiché il rinvio è “sollecitato da tutte le associazioni sindacali”), potrebbero essere impiegati per lotte più importanti: “Altro che allarmi democratici e dubbi di costituzionalità – ha sottolineato Baratta-. Se polemica si deve fare la si faccia per cose più concrete e più collegate agli interessi veri dei lavoratori, non a supposte modifiche di esercizi democratici che nessuno può mettere in discussione e che non ci sembra siano all`orizzonte“.
Specificatamente a proposito di scuola, nella stessa giornata la Cisl è intervenuta per “bacchettare” il ministro Gelmini che durante la trasmissione di Rai2 `Il fatto del giorno’ aveva auspicato che nella scuola ci sia “meno sindacato e più spazio per il singolo. Per troppo tempo – ha detto il responsabile del Miur – si è pensato che la scuola non fosse proprietà del paese, ma del sindacato e mille distacchi mi sembrano un numero eccessivo“. Pronta e dai toni aspri la reazione del segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, che ha parlato di “ennesima improvvida esternazione del ministro Gelmini che, fra l’altro– ha detto Scrima -, afferma che i distacchi sindacali sono troppi: è francamente eccessivo e inaccettabile affermare che `per troppo tempo si è pensato che la scuola non fosse patrimonio del Paese ma appartenesse al sindacato‘”. Al segretario della Cisl Scuola non è piaciuta nemmeno la frase, sempre pronunciata dal ministro Gelmini, secondo cui il “riconoscimento e la valorizzazione del merito” si realizzerebbe “solo a condizione che nella scuola ci sia `meno sindacato e più spazio per il singolo’: significaavere – sostiene Scrima – un’idea proprietaria del sistema e assumere una cultura organizzativa che, in tanti campi, ha già mostrato tutti i suoi limiti“. Opinioni a parte è un dato di fatto che entro un paio d’anni, altro ‘regalo’ di Brunetta, i distacchi sindacali nel comparto scuola passeranno da 1.023 a 528.