In merito alla decisione della grandissima parte delle regioni (governate da maggioranze politiche ben differenti) di rinviare di qualche giorno o settimana causa dell’emergenza epidemiologica il rientro a scuola in presenza rispetto a quanto predisposto dal Governo nazionale, che peraltro aveva dato facoltà alle regioni di valutare eventuali più stringenti disposizioni, se una delicatissima questione di emergenza sanitaria la si vuole “buttare in politica”, con la ministra dell’istruzione che parla di “presa in giro” e della senatrice Bianca Granato, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione istruzione, che addirittura dice “che ci sia una trama dietro è quasi certo”, allora vorremmo ricordare ad entrambe qualche promessa elettorale del M5S nel contesto della politica scolastica.
Alla ministra Azzolina e alla senatrice Granato che muove una pesante accusa, cioè di essere stati “traditi dal Pd”, vorremmo chiedere cosa pensano se qualche loro sostenitore si dovesse sentire “tradito” (o quanto meno molto deluso!) magari anche perché convinto dal programma elettorale del M5S che voleva cambiare in modo sostanziale la legge 107 (la cosiddetta “Buona scuola”!) voluta dal governo Renzi, se non addirittura cancellarla (se ne prospettava, infatti, il superamento e qualche leader del Movimento parlava di “smantellare” quella legge).
Hanno una risposta i deputati e i senatori del M5S (fra i quali infatti molti sono probabilmente delusi, ma non tutti lo manifestano apertamente)? O forse attendono che la risposta arrivi dalle urne quando ci sarà la prossima tornata elettorale (visto che nel caso specifico tantissimi voti dal mondo della scuola sono arrivati proprio confidando in quell’intervento legislativo inerente la legge 107)?
Peraltro adesso sulla impellenza di riaprire le scuole, Movimento 5 Stelle e Renzi si trovano affiancati: un’immagine impensabile qualche tempo fa! Ma in realtà il clima è davvero “caldo” all’interno del Governo e si ipotizzano vari scenari, peraltro in un momento così delicato a causa dell’emergenza sanitaria, delle difficoltà economiche e del Piano del “recovery fund”.
Lungi da me difendere le scelte del Pd (così pure come le posizioni politiche del centro-destra) ma il governatore del Lazio nonché segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, aveva pure già cercato di chiarire che le scelte erano dettate da motivi sanitari e che “la politica e i partiti non c’entrano nulla. Quello che conta è la vita e la sicurezza delle persone a cominciare dalla scuola”.
“Abbiamo sempre e giustamente difeso al massimo la didattica in presenza di elementari e medie. Ma per quanto riguarda le superiori – ha aggiunto il presidente della regione Lazio – è perfino superfluo dover ricordare che se i contagi aumentano in questa misura è sbagliato allentare le regole, mettere a rischio le persone e prolungare il blocco delle attività per un prevedibile aumento e prolungato aumento dei contagi”.
Zingaretti, ricorda che il Governo “ha dato ai Presidenti il compito di monitorare la situazione nei territori e adottare le misure più opportune per la comunità”. Sostanzialmente dicendo che è proprio quello che ha fatto lui e sino a prova contraria i suoi colleghi governatori.
E a proposito sempre di politica, anzi di “equilibri politici” nel M5S, visto che dai rumors su un eventuale “rimpasto” di governo emerge anche la “casella” della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, mentre sembrerebbe che il nome della Azzolina sia “blindato” dal premier Conte (immagino per volontà dello stesso M5S), sarei abbastanza stupito: Catalfo secondo me ha lavorato bene al Dicastero del lavoro, tenendo peraltro buoni rapporti con i sindacati (cosa che altrettanto non si può dire si sia verificata tra la titolare del Ministero di Viale Trastevere e le organizzazioni sindacali), ma forse occorre… una maggiore esposizione mediatica per ottenere una conferma, anziché premiare chi lavora senza privilegiare le luci dei riflettori?
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