Con l’avvio dell’anno scolastico si inizia a parlare in molte realtà territoriali di riorganizzazione delle rete scolastica: la questione, come si ricorderà, è stata posta dal decreto di luglio contenente la prima manovra finanziara (4° comma dell’articolo 19 della legge n. 111) che prevede la soppressione di tutte le direzioni didattiche e di tutte le secondarie di primo grado e l’istituzione di istituti comprensivi che abbiano però almeno 1.000 alunni (il tetto si abbassa a 500 nelle aree montane).
A chi non sta nei parametri non verrà più riconosciuta l’autonomia scolastica e quindi non potrà più contare su un proprio dirigente scolastico.
E, qua e là, si segnalano già prese di posizione contro l’operazione.
Particolarmente significativa è quella assunta dalla Flc-Cgil di Modena che fornisce dati interessanti sulle conseguenze di una riorganizzazione effettuata senza un attenta valutazione dell’esistente.
In alcuni Comuni della provincia emiliana, segnala la Flc, si starebbe già pensando di creare “macro-istituti” comprensivi di 1.700-1.800 studenti con relativa forte riduzione di autonomie scolastiche, dirigenti e personale amministrativo.
Ma c’è un paradosso: “La manovra di luglio – sottolinea Flc – interviene esclusivamente sulle direzione didattiche e sulle scuole medie uniche, non chiede invece di intervenire sugli istituti comprensivi già esistenti, che possono continuare ad esistere anche con numeri di studenti inferiori”.
Insomma, Istituti comprensivi di 550 alunni già esistenti potranno continuare ad avere l’autonomia, mentre un circolo didattico di 800 alunni e una scuola media di 600 alunni dovranno essere soppressi per dare origine ad un unico comprensivo di 1.400 alunni. La “stortura” è del tutto evidente.
“La Regione Emilia-Romagna e la provincia di Modena – ricorda la Flc – già in anni passati avevano razionalizzato la rete scolastica coinvolgendo tutti i soggetti interessati portando, ad oggi, una media regionale e provinciale di oltre 900 studenti per istituzione scolastica, contro la media nazionale di 743 studenti, a fronte di Regioni che hanno numeri medi dimezzati rispetto ai nostri”.
“Non si vede perciò la necessità di fare i ‘primi della classe’ – sostiene Stefano Colombini segretario provinciale della Flc – quando come Emilia-Romagna abbiamo la media di studenti per Istituto più alta in Italia”.
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