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Ripartenza della scuola e uso delle tecnologie. Cosa non fare, cosa fare

L’emergenza coronavirus, la ripartenza della scuola e l’uso delle tecnologie. Ecco cosa non fare e cosa fare.

1 – Cosa non fare

La situazione emergenziale che ha portato alla chiusura improvvisa delle scuole ha fatto emergere una varietà di iniziative fin anche nella scuola dell’infanzia, con l’impiego di tecnologie di rete e coinvolgimento dei genitori, che pur apprezzabili nella situazione emergenziale, non possono essere prese come riferimento per la ripresa scolastica.
Le tecnologie generano un appeal immediato, smartphone e tablet sono del resto di uso comune anche in ambito familiare; ciò può creare una visione complessivamente fuorviante sul piano pedagogico e applicativo.

Ai numerosi miti che hanno accompagnato il rapporto tra tecnologie ed educazione se ne sta aggiungendo un altro, quello che bambini sostenuti dalle famiglie possano lavorare autonomamente da casa con la didattica a distanza per mezzo di tecnologie divenute “facili” per via della loro presenza anche nel contesto familiare.

E’ un mito pericoloso che nasce da due fraintendimenti, la proiezione su larga scala di una visione edulcorata ed elitaria delle condizioni della famiglia (si immaginano genitori  liberi da impegni di lavoro, disponibili ad aiutare i figli, capaci di avvalersi di attrezzature telematiche a fini educativi) e una ingenua delle tecnologie stesse, identificate come tecnologie “facili” (educare equivarrebbe a comunicare); si sottovaluta la difficoltà e l’enorme quantità di tempo che se ne va per operare una loro riconversione didattica.

Si dovrebbe tener presente che:

  • continuare sulla stessa strada che la scuola ha dovuto seguire per motivi emergenziali appoggiandosi sul supporto delle famiglie accentua la disparità ed implica una sostanziale rinuncia del ruolo della scuola come garante egualitario di avanzamento culturale e sociale;
  • che le tecnologie ad uso familiare (smartphone e tablet) hanno poco o nulla a che fare con tecnologie usate a fini educativi, anzi le pratiche diffuse nel primo ambito sono piuttosto di ostacolo all’apprendimento di buone pratiche nel secondo;
  • che dal canto loro le scuole, nonostante le eccellenze e le buone pratiche messe sempre in risalto, nella stragrande maggioranza sono assai carenti nelle competenze tecnologiche necessarie ai docenti e nella capacità di prospettare programmi didattici con le tecnologie in modo sistemico e sostenibile nel tempo.
    Le tecnologie di rete sono importanti nella scuola ed il loro uso va favorito approfittando anche di questa situazione  ma occorre proporre scenari realistici e sostenibili. Un uso blended delle tecnologie con alcuni giorni a scuola, altri a casa come soluzione a regime può avere senso solo nella scuola secondaria superiore, con una opportuna preparazione sia sul versante degli insegnanti che degli alunni che devono essere adeguatamente preparati per lo studio autonomo.

1 – Cosa fare

  • Fissare come imperativo categorico che tutti gli alunni a partire dai livelli più bassi tornino quanto prima  a scuola.  Occorre impegnarsi decisamente a trovare spazi dentro ma anche fuori della scuola, in accordo con gli enti locali (palestre, associazioni extrascolastiche, musei ed altro), processo da continuare anche dopo l’emergenza  finalizzando progressivamente il vantaggio derivato dalla riduzione del numero degli alunni all’attuazione di modelli di didattica più personalizzata.
  • Applicare fin dalla scuola primaria, anziché una DAD,  una didattica basata sugli spazi scolastici ed extrascolastici tecnologicamente potenziati (technology enhanced learning), connessi con un ambiente asincrono di supporto (piattaforma e-learning). Bambini anche disposti fisicamente in aree diverse possono condividere i materiali che l’insegnante colloca in questo ambiente.  L’obiettivo primario dovrebbe essere dunque quello di portare  tutti gli insegnanti ad avvalersi di una piattaforma asincrona come appoggio alla didattica ordinaria;  assai meno realistico è immaginare che si possano avvalere quotidianamente di un sistema di videocomunicazione in sincrono per le difficoltà maggiori che si generano sul piano dell’accessibilità, del carico sulla rete e delle competenze comunicative necessarie perché una interazione non sia sopraffatta da inconvenienti tecnici.
  • Mettere a disposizione della scuola d’infanzia, della primaria e della secondaria di I grado un’emittenza televisiva dedicata a trasmissioni continuative sulle discipline e le nozioni basilari (grammatica, matematica, scienze) (modello “maestro Manzi”);
  • Applicare soluzioni blended con alternanza di giorni a scuola, altri a casa,  solo a partire dalle superiori; a questo livello, opportunamente ottimizzate e controllate, dovrebbero anche continuare dopo l’emergenza.
  • Avviare contestualmente un piano educativo per mettere al centro un forte rilancio delle competenze di lettura e scrittura e forte attenzione  allo sviluppo delle abilità autonome di studio.
  • Offrire modelli di protocolli deontologici per la scuola (rapporti tra insegnanti, insegnanti-alunni) e esterni (scuola-famiglia), in particolare per gestire le implicazioni etiche e didattiche poste dall’uso delle nuove tecnologie.

Antonio Calvani

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