Il disimpegno dei giovani nei confronti della politica, lo loro diffidenza col conseguente allontanamento stanno mettendo in allarme l’Ue che a tale scopo ha organizzato a Bruxelles un dibattito da parte di FutureLab Europe e ospitato dallo European Policy Centre.
Il punto è allora quello di riavvicinare i giovani alla politica, sfidare le tendenze individualistiche della società odierna e trasformare l’attivismo sui social network in coscienza civica, partendo innanzitutto dalle scuole. Sono le grandi sfide sulle quali si sono interrogati giovani rappresentanti politici e membri di ong durante il dibattito organizzato a Bruxelles.
“Credo che la causa principale del disinteresse dei giovani verso la politica sia la mancanza di credibilità dei partiti tradizionali” ha detto dell’eurodeputato Pd Brando Benifei. Ma esiste anche un “problema strutturale”.
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“La politica ‘mainstream’ appare tutta uguale, anche se i programmi sono diversi”. Imparare a parlare il linguaggio dei social network e creare più interazione diretta fra politici e cittadini sono altri due fattori importanti secondo Elisa Lironi, della ong European citizen action service (Ecas).
“Ma non bisogna confondere la democrazia digitale con la democrazia diretta” avverte Lironi, “perché la democrazia digitale non sostituirà mai quella ‘tradizionale’, è solo uno strumento complementare” per fornire ai cittadini maggiori strumenti attraverso cui partecipare alla vita pubblica. Benifei e Lironi si sono poi trovati d’accordo sulla necessità di partire dalle scuole per dare ai giovani maggiore educazione civica e cultura storica sull’Ue. “Se non capiscono cos’è il progetto europeo, allora non ci crederanno mai perché non lo capiscono”
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