Luglio 2021 potrebbe rappresentare una tappa importante per la famiglia e anche per la nostra società. Si parte con l’assegno unico ed universale, riforma storica a sostegno della famiglia con l’obiettivo di invertire il gravissimo calo demografico che colpisce il nostro Paese, ultimo in Europa, facendo registrare 400.000 nascite ogni anno a fronte di 700.000 decessi.
Non possiamo non preoccuparci se in Italia nascono meno bambini, o per lo meno ne nascono meno di quanto le famiglie vorrebbero e assai meno di quanto la nostra stessa società avrebbe bisogno per mantenere un equilibrio demografico di tipo intergenerazionale.
Questa importante riforma, fortemente voluta dalla Ministra Bonetti, rappresenta un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e può aiutare a credere nel futuro, che è una dimensione progettuale ed esistenziale necessaria ed indispensabile per il ben-essere delle persone e della società.
La riforma è stata apprezzata dal Papa in occasione degli Stati Generali sulla natalità, svoltisi lo scorso maggio, quando ha volutosottolineare come siano“indispensabili, una politica, un’economia, un’informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità”.
Nello stesso convegno il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha esordito nel suo intervento dicendo “«Un’Italia senza figli non ha domani, dobbiamo aiutare i giovani a tornare a credere nel futuro».
Per affrontare in modo sistemico queste criticità il P.N.R.R. ha voluto prevedere e stanziare circa 20 miliardi di euro per la realizzazione di asili nido e scuole per l’infanzia, per l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche. Questo cospicuo investimento permetterebbe di garantire i Livelli essenziali delle prestazioni a tutti i cittadini e superare le attuali situazioni di disparità e differenze di carattere sociale, culturale e anche geografico.
I dati ISTAT, le ricerche commissionate dal Dipartimento della Famiglia, le anagrafi scolastiche disponibili rivelano come gli utenti potenziali degli asili nido italiani che riguarda la fascia di età 3 mesi -3 anni siano solo il 24,5%, rispetto al benchmark proposto dall’Europa del 33% e già previsto dal decreto legislativo 65 del 2017 sul Sistema integrato 0-6. La copertura del servizio educativo 0-3 è fortemente carente nelle regioni del Sud, in particolare Calabria, Campania e Sicilia, ove si soddisfa appena il 10% di utenti.
Per quanto riguarda la generalizzazione della frequenza della scuola dell’infanzia di fronte al dato incoraggiante della presenza a scuola del 96 % dell’utenza non si deve trascurare che in alcune regioni, Sicilia, Campania, Lazio, la scuola dell’infanzia funziona spesso con orari ridotti, solo antimeridiani, senza mensa e senza doppio organico docente per ogni sezione come avviene invece nella quasi generalità dei casi.
Per qualificare meglio le politiche culturali e sociali ci può venire incontro la implementazione del decreto legislativo 65 del 2017 che ha ridisegnato e portato a unitarietà pedagogica il frastagliato e plurale sistema dei servizi all’infanzia, dando vita a un sistema integrato 0-6 anni a guida pubblica, almeno per la dimensione pedagogica ed educativa, per coordinare e potenziare la rete degli asili nido, gestiti al 50% da privati, e quella delle scuole dell’infanzia che presenta il maggior pluralismo istituzionale : 60% delle scuole sono statali, il 10% è di origine e gestione degli Enti Locali e il 30% gestito da privati.
La recente pubblicazione delle Linee pedagogiche per il Sistema Integrato “Zerosei” può aprire tra gli educatori, l’opinione pubblica, i decisori, i decisori, un interessante dibattito sul significato altamente educativo della frequenza di un nido d’infanzia o di una scuola dell’infanzia, come opportunità di crescita, di benessere, di gioco, sviluppo cognitivo, per rimuovere ogni ostacolo al successo formativo che derivi da condizioni sociali, territoriali, famigliari.
L’importanza di servizi per l’infanzia di qualità ha spinto il governo a prevedere nel PNRR la necessità, nel prossimo decennio di provvedere alla costruzione di:
Partendo dalle nostre criticità si è delineato un percorso che, accompagnato anche dalle ingenti risorse europee, faccia ripensare e riformare anche il nostro sistema educativo rilanciando il ruolo sociale dei docenti e dei dirigenti scolastici per una scuola di qualità, capace di rispondere in modo adeguato e positivo alle sfide del terzo millennio.
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