I macroscopici episodi di corruzione che sono emersi nel concorso per Dirigenti scolastici del 2017 (a Roma sembra che sei commissioni su nove siano sospettate di favori e truffe per far passare le persone “giuste”) confermano la necessità di ripensare a fondo la figura del dirigente e l’intero impianto della cosiddetta “autonomia scolastica”.
La scuola ha infatti funzioni e scopi completamente diversi da quelli dell’azienda: le singole scuole non possono ad esempio diventare progettifici e strumenti di distribuzione delle risorse del PNRR, con tutti gli appetiti che ne conseguono; non possono essere “privatizzate”, come già accaduto nella Sanità, con i risultati che conosciamo. Il loro scopo costituzionale è unicamente quello di garantire l’istruzione e di favorire il pieno sviluppo umano delle nuove generazioni.
Invece di parlare di “autonomia differenziata” e di “management” dirigenziale bisogna ridare vita alla dimensione democratica e nazionale di un’istruzione pubblica di qualità, che faccia crescere futuri cittadini colti e consapevoli in qualunque zona del nostro Paese.
Per rispondere a questa finalità, occorre anche ridisegnare delle nuove figure di presidi/coordinatori didattici, alleggeriti dalle incombenze burocratiche, gestionali, “pubblicitarie” e politiche (nel senso deteriore del termine, come affiliazione a gruppi di potere) che la supposta “autonomia” porta con sé; occorrono persone capaci di rappresentare in nome di tutti i docenti e in modo disinteressato e democratico la funzione esclusivamente culturale ed educativa dell’istituzione che si trovano a guidare per un tempo limitato.
Gruppo La nostra scuola
Associazione Agorà 33