Circa 450 euro: è questo il budget che le famiglie italiane hanno investito, mediamente, su ogni studente per le ripetizioni private. Una spesa in aumento del 10% rispetto allo scorso anno e che non risparmia anche gli alunni senza insufficienza in pagella.
Colpa della scarsa voglia di studiare? Solo il 21% lo ammette, per tutti gli altri invece le cause sono da cercare altrove: dalla mancanza di basi che rendono impossibile il recupero, ai docenti poco efficaci o poco presenti per via del precariato che costringe al ricorso a stuoli di supplenti. Ma non manca chi accusa la pandemia, i cui strascichi sembrano comunque attenuarsi di anno in anno. Infatti, se lo scorso anno scolastico 1 studente su 4 è andato a ripetizioni private, quest’anno vi ha fatto ricorso “solo” 1 su 5.
Eccola la fotografia scattata dal tradizionale “Osservatorio Ripetizioni Private” di Ripetizioni.it costruito attraverso le testimonianze di un campione di 6.000 alunni di scuole medie e superiori.
Il trend è confortante, sia per le scuole medie, dove gli alunni costretti alle ripetizioni private scendono dal 15% al 10%, sia per le superiori, dove dal 29% si è passati al 24%. Tuttavia, cresce il budget da destinare al recupero delle lacune: se il prezzo medio orario rimane stabile, intorno ai 18 euro per le superiori e ai 15 euro per le medie, aumenta decisamente l’ammontare totale investito dalle famiglie.
L’Osservatorio stima il costo medio complessivo per alunno in 441,50 euro, contro i 401 registrati l’anno scorso: una crescita secca del 10%. Scendendo nel dettaglio, alle scuole superiori la spesa media sale a 447,50 euro, a fronte dei 407 di dodici mesi fa. Alle medie, invece, si registra un vero e proprio salasso rispetto al passato: nonostante i prezzi orari leggermente inferiori si è passati da una media di 327,50 euro per studente, secondo la rilevazione del 2023, a una di 406 euro; in termini percentuali stiamo parlando di quasi il 25% in più.
Una cosa, però, non cambia da un anno all’altro: la classifica delle materie per le quali si ricorre di più a un supporto “esterno” alla scuola. Tra chi fa abitualmente ripetizioni, in 6 casi su 10 – alle medie come alle superiori – nel programma di recupero non manca la Matematica, la disciplina nettamente più gettonata. Dopodiché, le strade si separano in base al livello di studi: per i ragazzi più piccoli troviamo le Lingue straniere (30%) e l’Italiano (27%); per quelli più grandi l’accoppiata Latino e/o Greco (32%) e le Scienze (25%).
E poi c’è tutto il sommerso. Quei ragazzi che hanno lacune profonde ma che, per ragioni economiche o di reperibilità di docenti privati, si affidano al buon cuore di amici e parenti che si prestano ad aiutarli gratuitamente: sono circa il 15%, in calo rispetto al 2023, quando superavano il 20%. Tra ripetizioni private a pagamento e supporti pro bono, quindi, sono complessivamente pari al 34% gli studenti che hanno avuto bisogno di una mano nello studio; contro il 45% registrato dodici mesi fa.
Un risultato, questo, a cui in parte hanno contribuito le scuole che si sono attivate per organizzare i corsi di recupero. Infatti, molto spesso, questi corsi sono stati erogati agli studenti insufficienti sia alle medie (39%) che alle superiori (71%), anche se la metà della platea interessata ha deciso di non frequentarli. Ma è sempre meglio averli disponibili: quando non ci sono i corsi scolastici – tra quanti hanno almeno una insufficienza in pagella, 1 studente su 4 ne rimane sprovvisto – il dato di coloro costretti ad andare a ripetizioni private torna a gravitare oltre quota 30%.
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