Fra qualche giorno riprende finalmente la scuola. Una ripresa, come sappiamo, piena di difficoltà e di incognite.
Auguriamo a tutti i ragazzi, grandi e piccoli, un felice rientro, reso più complicato dalle misure di sicurezza, ma un rientro che rimette al centro la socialità, il guardarsi negli occhi, il crescere assieme. La base ed il cuore della scuola stessa.
Un grazie a tutti gli operatori, dai presidi ai docenti al personale, per il gran lavoro di riordino e di ridisegno degli spazi e dei tempi. Ma un grazie anche agli enti locali, per la disponibilità quotidiana ad affrontare le grandi e piccole questioni logistiche.
Per la prima volta, a memoria, questi ragazzi avranno tutti i docenti sin dal primo giorno. E questa è già una bella notizia, così possono iniziare il percorso didattico e culturale con un fondamentale punto fermo.
Piacerebbe, visti i tempi non facili, comprese anche alcune polemiche, che i consigli di classe, come snodo interdisciplinare, elaborassero un piano tematico centrato sulla valorizzazione della cultura scientifica, in relazione alle altre culture, fermandosi sulla metodologia della ricerca, con agganci alla storia sanitaria, con escursioni storiche sui propri territori. Anche a seguito dei non entusiasmanti dati Invalsi, concentrarsi quest’anno sulla cultura scientifica, che ha per scopo la ricerca, prima del suo eventuale utilizzo tecnologico, penso sia cosa buona e giusta.
Sarebbe bello, infine, che questo percorso fosse, in progress, presentato alle famiglie, per dire di una speranza concreta di una scuola che è tornata a fare il suo dovere.
È un lascito di speranza, di questi tempi davvero importante. In un quadro segnato, lo sappiamo, dal compito da parte delle stesse famiglie di seguire, mattina dopo mattina, anzitutto il quadro sanitario, prima di quello formativo dei propri figli.
Sarà anche questo un anno scolastico, pieno di incognite, perché l’imponderabile dell’andamento dei possibili contagi, viste le varianti, dominerà le quotidiane preoccupazioni di tutti.
È già un miracolo la presenza in classe al 100% garantita, ma l’andamento sanitario dipende e dipenderà anzitutto dal rispetto delle norme previste.
Se questa situazione ci dice una fragilità che nessuna scienza potrà cancellare, dall’altro sappiamo che siamo tutti chiamati alla responsabilità non solo personale ma anche sociale. Perché la salute personale non è solo personale, ma, per le mille relazioni ed interdipendenze, anche salute sociale.
Cioè tutti dipendono da tutti.
Un dogma di base della socialità che vale sempre, dalla famiglia alla scuola alle tante socialità alle relazioni a tutti i livelli.
Resta la questione aperta sul cuore formativo della scuola, viste le condizioni e le variabili.
Cioè quanta scuola, ed una scuola di qualità, sarà possibile. Crediamo, vista l’esperienza di tanti presidi e docenti in gamba, che sarà una scuola a tutto tondo.
I docenti tutti sono e saranno chiamati, data la storia scolastica dell’ultimo anno e mezzo, a rivedere e a ripensare proprio le finalità, gli obiettivi ed i contenuti della propria azione formativa, sapendo a monte la cornice culturale, secondo gli ordini di scuola ed i diversi indirizzi di studio, da rispettare ed implementare al tempo stesso.
Perché la scuola è scuola.
Restano i quotidiani ed inevitabili messaggi, i continui dialoghi in ogni classe ed in ogni istituto, sulle conseguenze “dell’effetto gregge psicologico” tra la vita fuori dalla scuola e la vita all’interno della scuola.
Perché in questi ultimi mesi, presi in tanti dall’euforia, in molti hanno dato spazio al meccanismo di negazione di quello che è successo, come le polemiche di questi ultimi tempi dimostrano.
La pandemia, ad esempio, ci ha insegnato che la convivenza non impedisce a ciascuno di ritrovare se stesso in relazione agli altri, non cioè contro, ma per.
Insomma, ha insegnato il lato positivo della reciprocità, l’essere, piccola o grande, comunità, in famiglia e fuori.
Perché non segnare e trascrivere queste sensazioni, queste esperienze, in una sorta di diario di bordo, a casa come a scuola?