Circa la riapertura o meno della scuola, sono in ballo due diritti costituzionali altrettanto importanti: il diritto alla salute e il diritto all’istruzione.
Ma se si deve scegliere, preminente diventa il primo, tanto è vero che a marzo 2020 vennero chiuse tutte le scuole in Italia.
Adesso si è deciso di far prevalere un’altra linea politica: riaprire a tutti i costi la scuola. Ma la situazione epidemiologica non sembra cambiata, anzi è peggiorata. E allora perché il Governo insiste nella riapertura delle scuole?
Perché dovrebbe ammettere il fallimento della politica sui trasporti e sulla sanità, oltre che sulla scuola. A giustifica del governo va detto che veniamo da anni di tagli, ai servizi essenziali, fatti da governi sia di centrodestra che di centrosinistra, tagli dettati da politiche liberiste che imponevano il risparmio delle spese ( e l’Europa ci ha messo il suo, con la politica di austerità merkelliana).
Solo da poco, con la crisi economico-sociale dovuta al Covid 19, l’Unione Europea ha invertito la rotta e ha chiesto ai governi di finanziare di più il welfare.
Se quest’analisi è esatta, allora il Governo doveva dire: “Guardate, noi vogliamo riaprire le scuole, ma veniamo da anni di tagli, per cui le scuole non sono sicure (molti edifici scolastici sono fatiscenti e non rispettano le norme di sicurezza).Non riusciamo a investire in poco tempo sui trasporti. Non possiamo far aumentare i contagi perché non ce la facciamo con i posti letto.” Quest’ultima affermazione il governo l’ha detta,resta l’unica verità. Le prime due sono balle: le scuole sono sicure; i trasporti sono sicuri perché si possono utilizzare anche all’80%(poi sono scesi alla percentuale del 50%, ma senza che siano aumentati proporzionalmente i mezzi).
Riguardo alla riapertura della scuola, l’opinione pubblica si è divisa in 2 partiti contrapposti: quelli che “io i miei figli non li mando alla sbaraglio” e quelli che “ i miei figli hanno diritto all’istruzione”.
Secondo me, per accontentare entrambi i partiti va attuata una didattica mista: chi vuole, frequenta in presenza; chi non vuole, continua la DAD.
Ma ribatte la Politica italiana: gli altri paesi europei hanno tenuto aperte le scuole. A parte che vanno considerate le situazioni degli edifici scolastici degli altri paesi che non sono paragonabili per insicurezza a quelli italiani, si deve dire che ,quando la situazione epidemiologica è esplosa, anche in quei paesi la scuola è stata chiusa (vedi in Germania, dove hanno chiuso le scuole dal 16 dicembre al 10 gennaio).
Non vedo perché dobbiamo copiare gli altri paesi europei, se la situazione è specifica. Per lo stesso motivo non chiediamo il prestito del Mes; si obietta: ”Ma gli altri paesi europei non lo chiedono.” Eh certo, non hanno la situazione disastrata della sanità italiana. Quindi il vero motivo per cui non si chiede il Mes, è ammettere la verità sulla sanità italiana. Pur di non ammetterla, si rinuncia a 37 miliardi da investire sulla sanità.
Faccio il discorso sul Mes perché è collegato a quello della scuola. Se avessimo preso quei soldi(o prendessimo, perché stiamo ancora in tempo), avremmo potuto per esempio vaccinare subito insegnanti e alunni ed ecco che il Ministro dell’Istruzione avrebbe potuto dire: ”La scuola si riapre in sicurezza”.
Stando invece così le cose, la didattica mista è l’unica soluzione. Verrebbero meno alunni a scuola, i trasporti non si affollerebbero, non ci sarebbe bisogno degli scaglionamenti assurdi di orari per la scuola superiore che è costretta a fare lezione fino a tarda sera.
Certo per gli insegnanti sarebbe un superlavoro, ma visto che non si possono fare progetti extracurriculari e molti soldi del fondo d’istituto resteranno non spesi, aggiungendo altri fondi ( come quelli per il finanziamento dei recuperi pomeridiani che non so chi li farà o potrà fare)si potrebbe incentivare il loro doppio lavoro.
Certo le scuole andrebbero cablate o potenziate per la connessione internet.
Certo le famiglie meno abbienti debbono essere messe in condizione di avere i mezzi e la connessione gratuitamente-
Ma certo non possiamo denunciare o bocciare chi non frequenta perché, in questa situazione, ha paura.
Eugenio Tipaldi
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