Ancora qualche giorno e poi l’Italia si tufferà nell’autunno, con le temperature che lentamente si ridurranno. E quando il freddo comincerà a farsi sentire, sarà inevitabile accendere i riscaldamenti. Il caro bollette, per effetto della guerra in Ucraina, però, prevede delle limitazioni.
I Comuni si adeguano al piano nazionale
A prevedere è stato anche il decreto legge Cingolani, ovvero il piano nazionale di contenimento dei consumi di gas, che prevede l’introduzione di limiti di temperatura, di ore giornaliere di accensione, e di durata del periodo di riscaldamento.
Alcune giunte comunali si sono adeguate hanno già predisposto il loro piano di risparmio. Quasi sempre si tratta di economie che permetteranno di incidere sulla spesa per ridurre i consumi tra i il 5 e il 10%. Ma sommando le economie, moltiplicando per cento province e migliaia di Comuni, l’ordine di grandezza diventa tutt’altro che marginale. A subire le restrizioni saranno in tanti: anche i singoli cittadini, a cui verrà chiesto di tenere accesi i termosifoni un po’ meno tempo e di collocare la temperatura sotto i 20 gradi. E le scuole? Per il momento sembrano tagliate fuori da questo discorso.
A Milano niente riscaldamenti sino a fine mese, ma…
A Milano, per esempio, non si prevede l’accensione dei riscaldamenti almeno fino al 29 ottobre: a causa del caldo di questi giorni, dell’aumento del Pm10 nell’aria e del bisogno di ridurre i consumi di energia, il sindaco Giuseppe Sala ha firmato una ordinanza per posticipare l’accensione.
Ciò non vale però per ospedali, cliniche, case di cura e ricovero per azioni e minori, nonché per le strutture protette per l’assistenza ed il recupero dei tossico-dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali.
E non vale nemmeno per scuole materne, asili nido oltre a piscine, saune ed edifici adibiti ad attività industriali e artigianali.
A Firenze scuole coinvolte per sensibilizzare le persone
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha annunciato “due delibere al piano energia per far fronte, almeno nel nostro piccolo, ad una situazione drammatica che riguarda l’Italia e l’Europa. Il primo punto è lo spegnimento di alcuni lampioni dell’illuminazione pubblica nel 10% del territorio fiorentino, dal tramonto fino alle 23.15. Sarà garantita in ogni caso l’illuminazione sufficiente per la sicurezza pubblica e stradale. Il secondo obiettivo è concentrare tutto il lavoro agile il venerdì, non in modo coercitivo ma facendo scegliere ai dipendenti, attualmente sono coinvolti 1.200 dipendenti”.
“Vogliamo estendere questo progetto in modo da chiudere tutti gli uffici che possiamo chiudere il venerdì (ma non le scuole ndr) e quindi avere un risparmio di luce e energia – ha aggiunto -. Il terzo obiettivo è l’apertura di un tavolo tecnico con le associazioni di categoria: ieri abbiamo avuto un incontro con Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Cna. Il tavolo tecnico è per valutare le modalità di risparmio energetico sul modello sperimentato questa estate con la chiusura dei negozi con l’aria condizionata per evitare dispersione. Valuteremo altre opzioni come lo spegnimento dei cartelloni pubblicitari durante la notte e negli orari dove sono meno necessario”.
C’è poi un “quarto obiettivo di lavoro”: è “una campagna di informazione che partirà nelle prossime settimane nelle scuole e anche tra le famiglie per promuovere il più possibile quelle piccole regole di buonsenso che servono a migliorare il consumo energetico, a ridurre la bolletta razionalizzando. Facciamo tutto questo per ottenere dei risparmi, abbiamo già calcolato 800mila euro di risparmi sui consumi energetici. Ovviamente andiamo avanti con i progetti di impianti fotovoltaici”, ha concluso Nardella.
A Pisa riscaldamento a scuola garantito
Anche Pisa ha deciso di replicare ai rincari energetici: una stima dagli uffici tecnici municipali anticipata da una recente variazione di bilancio approvata dal consiglio comunale per ristabilire gli equilibri finanziari e l’adeguamento della programmazione alle esigenze derivanti dall’aumento dei costi energetici, “ha fatto stimare per il 2022 a carico del Comune un aumento di 45mila euro destinati ai carburanti, di 50mila per l’illuminazione pubblica e di 2,6 milioni di euro destinati al pagamento di utenze di energia elettrica e gas, per un aumento complessivo di 2,75 milioni di euro”.
Il sindaco Michele Conti ha detto che la stima “è stata fatta proprio per poter continuare a garantire servizi essenziali per i cittadini, come l’illuminazione pubblica e riscaldamento nelle scuole, a differenza di altri Comuni che hanno ipotizzato e in alcuni casi già messo in pratica misure estreme per ridurre i consumi di energia come lo spegnimento di parte della pubblica illuminazione in certe fasce di orario oppure la diminuzione del riscaldamento in alcune strutture pubbliche”.
A Gorizia luci spente solo fuori scuola
Pure il Comune di Gorizia ha previsto di contenere i consumi energetici, evitando tagli ai servizi a causa di bollette stratosferiche e adottando una serie di provvedimenti per abbassare il consumo dell’energia elettrica nelle strutture pubbliche.
Il sindaco Rodolfo Ziberna ha firmato un’ordinanza che prevede la chiusura notturna, dall’una, delle luci esterne di scuole, centro polivalente, centro Lenassi, mercato coperto, castello e giardini del municipio.
Lo stesso vale per i cortili della Protezione civile, per le aree esterne di palestre e impianti sportivi. Sarà anticipato di 90 minuti lo spegnimento mattutino dei punti luce della pubblica illuminazione del territorio di cui sarà anche ritardata di 30 minuti l’accensione. Saranno disattivate le fontane pubbliche e i relativi impianti elettrici di illuminazione.
Limitazioni sono previste anche per le luminarie nel periodo natalizio, che potranno essere installate in quantità limitata e nei punti significativi della città con eventuale, preventiva intesa con le associazioni di categoria.
“Sono provvedimenti assolutamente doverosi in un periodo così difficile – ha detto Ziberna -, dobbiamo condividere i sacrifici dei cittadini non solo a parole. Obiettivo delle disposizioni è risparmiare al massimo per evitare problemi di bilancio, da una parte, visto che abbiamo maggiori spese di milioni per il caro energia e, dall’altra, di evitare, proprio per questo motivo, di dover tagliare servizi soprattutto alle persone più deboli”.