Ho inoltrato all’attenzione del Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, on Luigi di Maio e al Ministro dell’Economia e delle Finanze, prof. Giovanni Tria, una lettera per sollecitare le Autorità competenti circa la problematica del riscatto della laurea a titolo gratuito. Ecco il testo della mia missiva:
Ill.mi Signori Ministri, nel mondo della scuola ancora c’è molto precariato e i docenti giovani che hanno ottenuto una cattedra a tempo indeterminato devono ritenersi fortunati. La generazione degli anni 70 e 80 entrata di ruolo dopo il concorso a cattedre bandito nel 1999 chissà con quale sistema pensionistico sarà collocato a riposo.
Questa generazione, tuttavia, difficilmente (rispetto ai loro padri) potrà pagarsi il riscatto della laurea che attualmente è diventato abbastanza oneroso. Anche dilazionando il pagamento delle rate del riscatto le cifre sono abbastanza consistenti e i giovani docenti non avranno la possibilità di poterle pagare. Si deve dare così attuazione ad una proposta che riguarda il riscatto gratuito della laurea per la generazione degli insegnanti nata tra il 1970 e il 1980.
Lo Stato, in parole povere, deve sobbarcarsi l’onere del pagamento del riscatto della laurea, perché gli insegnanti, quando erano studenti hanno già sborsato somme di denaro per pagarsi le tasse universitarie. Quindi la laurea deve essere riconosciuta ai fini pensionistici senza esborso di denaro da parte del lavoratore, ma la spesa va accollata al datore di lavoro: nel nostro caso è il MIUR e, di conseguenza, lo Stato italiano.
Se non fosse possibile un riscatto della laurea non oneroso, si potrebbe pensare di includere nel calcolo degli anni che restano per il raggiungimento dell’età utile per la pensione anche gli anni del riscatto della laurea gratuito.
Insomma per i docenti ci sono due strade percorribili: riscatto della laurea gratuito (da includere nel calcolo dei contribuiti ai fini della pensione) oppure un abbuono di 4 anni ai fini del raggiungimento degli anni di contribuzione per accedere al trattamento pensionistico.
Questo percorso agevolerebbe molto i nati degli anni 60, 70 e 80 che hanno già alcuni anni di docenza alle spalle ed anche i giovani insegnanti che sarebbero costretti a lavorare senza sapere se un domani potranno godersi la pensione.
Mario Bocola
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