L’approvazione finale, da parte del Parlamento, del decreto contenente Quota 100 e Reddito di cittadinanza ha ufficializzato anche l’agevolazione per il riscatto della laurea ai fini della pensione: una terza via per far valere il periodo degli studi sui requisiti di anzianità, ma anche sulla misura dell’assegno previdenziale.
In via sperimentale per il triennio 2019-2021, si potrà andare in pensione con 62 anni e un’anzianità contributiva minima di 38 anni.
La domanda può essere presentata dal diretto interessato o dal suo superstite o, entro il secondo grado, dal suo parente e affine. In tutte queste ipotesi, l’onere versato è detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50%, con una ripartizione in cinque quote annuali costanti e di pari importo nell’anno di sostenimento e in quelli successivi.
Per i lavoratori del settore privato, la domanda di riscatto può essere presentata anche dal datore di lavoro dell’assicurato destinando, a tal fine, i premi di produzione spettanti al lavoratore. In tal caso, l’onere versato è deducibile dal reddito di impresa e da lavoro autonomo e, ai fini della determinazione dei redditi da lavoro dipendente, rientra nell’ipotesi di cui all’articolo 51, comma 2, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
Nei casi in cui la domanda sia presentata dal parente o affine o dal datore di lavoro, in fase di presentazione della stessa è necessario che sia acquisito il consenso del soggetto interessato.
La domanda da parte del diretto interessato o suo superstite si presenta online all’INPS attraverso il servizio dedicato. In alternativa, può essere effettuata tramite:
Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 da rete mobile;
Enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
Nel caso di presentazione della domanda da parte del datore di lavoro, dei parenti e affini entro il secondo grado, in attesa dell’implementazione della procedura per l’invio telematico, le domande sono presentate utilizzando il modulo reperibile online.
Un aspetto da considerare per il riscatto della laurea è che i versamenti fatti danno diritto a sconti sulle imposte.
Il riscatto della laurea per un figlio a carico che non ha mai lavorato dà diritto alla detrazione del 19% degli importi versati, quindi si pagano meno tasse.
Se si riscatta la propria laurea, invece, si può dedurre l’intero importo versato dal computo del proprio reddito imponibile.
Alla fine di ogni anno si pagheranno perciò le tasse sul proprio reddito decurtato delle cifre versate per il riscatto.
Ecco un facile esempio: se si rateizzano 50.000 euro l’anno per 5 anni, quindi pagando 10.000 euro l’anno, e il proprio reddito è di 50.000 euro l’anno, è come se si guadagnassero 40.000 euro.
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha elaborato per Repubblica.it una serie di esempi che rendono l’idea di cosa significhi riscattare gli studi in questa nuova formula.
Mario | |
Nato nel | marzo 1979 |
Immatricolato nel | novembre 1998 |
Laureato in Legge | Durata 4 anni |
Ultimo imponibile | 34000 |
Riscatto ordinario | 44880 |
Riscatto agevolato | 20960 |
Risparmio | 53% |
Stefano | |
Nato nel | gennaio 1972 |
Immatricolato nel | novembre 1991 |
Laureato in Scienze politiche | Durata 4 anni |
Ultimo imponibile | 37000 |
Riscatto ordinario | Da calcolare con la riserva matematica |
Riscatto agevolato | NON attivabile anche se è stato abrogato il requisito anagrafico |
Il riscatto è agevolabile solo se il soggetto ha studiato dopo il 1995 | |
Valentina | |
Nata nel | febbraio 1981 |
Immatricolata nel | novembre 2000 |
Laureata in Ingegneria | Durata 5 anni |
Ultimo imponibile | 40000 |
Riscatto ordinario | 66000 |
Riscatto agevolato | 26200 |
Risparmio | 60% |
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