Prendendo spunto dall’art. 16 del DL 104 ora legge 128/13, relativo alla distribuzione delle risorse per la formazione del personale scolastico, che stabilisce l’erogazione delle stesse “per migliorare gli esiti nelle valutazioni nazionali svolte dall’Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (Invalsi) e degli apprendimenti, in particolare nelle scuole in cui tali esiti presentano maggiori criticità, tentiamo di fare qualche riflessione sul fenomeno del teaching to test, in altre parole dell’insegnamento delle materie finalizzato esclusivamente alla buona riuscita nel test a risposta multipla. Oggi con Invalsi sono sotto osservazione l’italiano e la matematica, ma un domani potrebbero essere coinvolte anche molte discipline professionalizzanti, che sono l’asse portante degli istituti tecnici industriali del nostro Paese.
I rischi negativi sulle buone pratiche di trasmissione del sapere potrebbero rivelarsi attraverso un effetto secondario di ritorno sulla didattica in classe, ovvero attraverso una minore efficacia nel rapporto insegnamento-apprendimento e una crescita del fenomeno del teaching to test. Infatti, nei paesi anglosassoni con teaching to test si definisce un insegnamento che prepara a rispondere ai quesiti a scelta multipla, spesso dipendente dal mercato librario scolastico ( quaderni operativi, testi di preparazione alle prove, manuali per gli insegnanti ).
In questo contesto appare fortemente condizionante anche la convinzione della valutazione come test to job, in quanto si fa passare il messaggio che avrà un lavoro più o meno qualificato chi supererà le prove a test, di conseguenza meglio impararne la dinamica fin dalla scuola. Quindi si potrebbe dire che la ciliegina sulla torta è la pressione psicologica per superare tali prove, che vincola l’insegnamento in funzione dei test. Oggi, infatti, sempre di più nella quotidianità della vita scolastica il dialogo disteso tra insegnante e allievi è prevalentemente sostituito da un percorso meccanico, lastricato da continue verifiche, in cui prevale una visione burocratica e formale.
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