Home Attualità Rischio meningite, per il TAR la maestra può prolungare la maternità se...

Rischio meningite, per il TAR la maestra può prolungare la maternità se ha partorito da poco

CONDIVIDI

Il problema della meningite arriva, indirettamente, al TAR della Liguria, che condanna una scuola materna colpevole di non aver prolungato il permesso maternità ad una maestra, neo mamma e a rischio alto di contagio.

La vicenda è iniziata nel 2015, quando dopo aver partorito la donna aveva chiesto alla scuola materna di Sestri Levante dove insegna, altri 7 mesi di maternità, sulla base, come riporta il Secolo XIX, “della documentata presenza di un rischio ambientale attuale e concreto”.
Tale permesso le è stato negato, ed inizialmente anche il TAR aveva dato ragione alla scuola.
Le pressioni del legale hanno però, seppur con un anno e mezzo di ritardo, dato i benefici sperati e il TAR ha rivisto la sua posizione sancendo che “L’istituto scolastico non doveva opporsi a quella richiesta. Ed in ogni caso quella decisione è illegittima, senza prima consultare almeno la ASL di competenza”.
I giudici inoltre sottolineano che, l’insegnante avrà diritto a godere del beneficio anche retroattivamente, in quanto, una volta vistosi respinto la richiesta di allungare il periodo di maternità, la maestra ha usufruito di un congedo facoltativo retribuito al 30% e di un permesso non retribuito.
Se fosse stata accolta la richiesta, il permesso le avrebbe consentito una retribuzione pari all’80%, e “a prescindere da una eventuale domanda risarcitoria, la ricorrente potrebbe recuperare i permessi non goduti”.

La vicenda ligure fa capire che un’insegnante-genitore è direttamente interessato agli sviluppi del fenomeno della meningite, in quanto o per convinzioni ideologiche o per impossibilità, molte famiglie non permettono il vaccino ai propri figli, esponendo gli stessi e gli altri a rischio contagio.
Per cui, in questo caso, il TAR ha fatto bene a rivedere le proprie posizioni e condannare la scuola che, come indicano i giudici, avrebbe dovuto consultare l’ASL di competenza per prendere una decisione in merito.

 

{loadposition facebook}