Nell’agosto del 2000 è stato pubblicato il Dlgs. n. 241 del 26 maggio 2000 (Recepimento della Direttiva 96/29/EURATOM) che modifica ed integra il D.lgs. 230/95 in materia di protezione dei lavoratori dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Tale decreto introduce la regolamentazione dell’esposizione al radon, inserendola nel contesto più generale della legislazione in materia di tutela dei lavoratori dai rischi in ambito lavorativo (D.lgs. 81/08 e s.m.i.). Il D. Lgs. 81/08, infatti, per la protezione dal rischio da radon, come per tutte le problematiche connesse alle radiazioni ionizzanti, fa riferimento alla normativa specifica, e quindi al D.lgs. 241/00, che si applica ad ogni tipologia di attività lavorativa, comprese quelle svolte in ambito scolastico.
Nel caso in cui i valori di radon riscontrati nei locali sotterranei superino il livello di azione, sono previste alcune deroghe all’obbligo di bonifica. Questo è il caso dei locali poco frequentati (magazzini, archivi, ecc.).
Se l’Esperto Qualificato dimostra che nessun lavoratore è particolarmente esposto, l’esercente è esonerato dalle azioni rimedio. Ma se i locali sotterranei appartengono ad un asilo nido oppure a una scuola materna o elementare, questa deroga non è applicabile. In questi casi la bonifica è sempre obbligatoria. Se la concentrazione è superiore a 500 Bq/m3 q il Ds deve:
- Entro tre anni deve far bonificare i locali avvalendosi di un Esperto Qualificato e, in seguito, deve far eseguire nuove misure per verificarne l’efficacia;
- se, dopo le azioni di rimedio, le nuove misurazioni fornissero concentrazioni di radon ancora superiori al livello di azione, è tenuto ad adottare le misure di protezione dei lavoratori;
- entro un mese dalla data della relazione tecnica inerente la misurazione dei locali, deve inviare una comunicazione a ARPA o SSN competente per territorio (presso i Dipartimenti della Prevenzione) e Direzione Provinciale del Lavoro.
In Italia il problema del radon è rilevante a causa della natura geologica del territorio e del tradizionale impiego di materiali da costruzione di provenienza locale (come tufo, e pozzolana, ecc.). Un’indagine nazionale condotta nelle abitazioni alla fine degli anni ‘80, ha rilevato una concentrazione media di radon approssimativamente doppia rispetto a quella media mondiale (77 Bq/m3 contro i 40 Bq/m3).
Inoltre è stato evidenziato che alcune regioni italiane sono più a rischio di altre; è opportuno precisare, tuttavia, che laddove i valori medi regionali sono inferiori alla media nazionale si possono trovare zone o edifici con alti livelli di radon.