Per le circa 28.500 classi delle scuole venete mancano 468 insegnanti: la situazione ormai è nota da tempo, ma a quanto sembra il Miur non avrebbe dato alcun segnale, nonostante le richieste avanzate dall’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan e firmate con l’Anci veneto, l’Unione delle Province, e dai segretari regionali di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda.
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In altre parole si rischia di avere, mancando la nomina dei 468 prof, 200 classi sovraffollate, la soppressione di molti turni pomeridiani nella scuola dell’infanzia e primaria, parte di istruzione per gli adulti. Soprattutto, scrive la stampa veneta, sono a rischio chiusura le scuole di montagna e sarà difficile dare il sostegno richiesto per la frequenza a scuola degli alunni disabili.
A fronte di un aumento di 31.000 studenti tra il 2008 e il 2015, c’è stata una riduzione in organico di 4.500 insegnanti.
«Hanno preso atto che siamo riusciti a sopravvivere e hanno continuato a utilizzare il criterio storico nell’assegnazione dell’organico degli insegnanti» ripete l’assessore Donazzan. E quest’anno che per la prima volta c’è stato un calo di 2.000 studenti, non sono stati tenuti in conto i sacrifici degli anni scorsi e c’è stato un ulteriore taglio di insegnanti.
A rischio c’è, in particolare, il tempo pieno per la scuola primaria: non solo non sarà possibile attivare le nuove classi chieste dalle famiglie, ma per far funzionare quello che già c’è sarà necessario utilizzare gli insegnanti “di potenziamento” che dovrebbero essere dedicati a seguire progetti speciali.
«La scuola veneta – sottolinea Elena Donazzan – funziona bene in tutti i sistemi di valutazione. Nonostante i tagli che ci sono stati abbiamo una dispersione scolastica bassissima. I giovani che abbandonano precocemente la scuola, non conseguendo diplomi di secondo grado né attestati di formazione professionale, sono il 10% a fronte di una media nazionale del 15%, un risultato che neppure le Regioni a statuto speciale come Friuli o Trentino Alto Adige riescono a raggiungere. Ma tutto questo non serve a farci avere neppure il minino indispensabile. Non accetteremo che il Veneto sia ancora una volta penalizzato ingiustamente visto che il rapporto numerico teorico tra docenti e studenti (1 a 13) è uno dei più virtuosi d’Italia e che altre Regioni, meno performanti nelle classifiche dell’efficienza e dei risultati scolastici, hanno ottenuto posti aggiuntivi nell’organico dei docenti e del personale Ata».