I lettori ci scrivono

Risolvere con urgenza il problema delle classi pollaio

Si parla sempre delle classi pollaio da anni e il problema, tanto annunciato, va affrontato con estrema urgenza, in quanto occorre ridurre a 20 il numero degli alunni per classe, invece abbiamo ancora classi con oltre 30 alunni, spesso inseriti in aule non a norma di sicurezza. Ai vertici del Miur, conoscano bene la problematica.

Le classi pollaio rappresentano, dunque, l’altra faccia della medaglia della “Buona Scuola”, quella discussa legge 107/2015, considerata tutt’altro che una Riforma, ma soltanto un ulteriore tentativo da parte dello Stato di non dimostrare di avere alcuna forma di rispetto per la professione docente, già tanto vituperata ed emarginata dalla società.

Per lavorare bene e formare nel modo giusto facendo acquisire agli alunni quelle competenze spendibili nella vita le classi non devono essere formate da più di 20-22 alunni, un numero che scende se vi è un alunno disabili. Invece ci sono, purtroppo, realtà scolastiche in Italia le cui classi pollaio includono anche gli alunni diversamente abili.

È veramente vergognoso e non si può minimamente pretendere di elevare le conoscenze e le competenze degli allievi avendo dinanzi scolaresche di circa 40 alunni. Per di più la generazione di oggi che è turbolenta, frizzantina, irrispettosa delle regole della convivenza civile non può permettersi il lusso di stare in classi numerosissime.

Uno Stato che pensa solo a risparmiare sui è uno Stato patrigno che non rispetta e ama i propri figli, cioè i cittadini, in questo caso i docenti.

Il fenomeno delle classi pollaio che la legge 107/2015 aveva, in qualche modo, inteso eliminare non è affatto avvenuto perché la “Buona Scuola” non ha affrontato in maniera strutturale le problematiche le problematiche ad essa inerenti, ma ha soltanto prodotto una Riforma di facciata, come quella di un palazzo dove si tinteggiano le pareti esterne mentre le fondamenta sono fradicie e pericolanti.

L’intento dello Stato è solo di tipo economico: risparmiare, risparmiare, risparmiare. L’importante è che si taglia non con raziocinio ma a colpi di machete.

E guarda caso i settori dove tagliare la spesa pubblica sono sempre due: la scuola e la sanità. Si faccia urgentemente una politica scolastica seria. La scuola la attende da oltre cinquant’anni!

Mario Bocola

I lettori ci scrivono

Articoli recenti

Ma (a che) serve l’IA nella scuola?

Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “Educazione in Evoluzione” tenuta da Matteo Borri dal titolo: “Ma (a che) serve…

20/11/2024

Studenti-teppisti fotografano la terga dell’auto dei loro prof: l’obiettivo è accanirsi sulla carrozzeria? Parla la preside del liceo Salvemini di Bari

Vendicarsi con i docenti, considerati troppo severi, fotografando la targa della loro auto per poi…

20/11/2024

Da manager docente precario, immesso in ruolo a 63 anni dopo un decennio di supplenze: un caso non raro

Da qualche anno, soprattutto dopo la pandemia da Covid, assistiamo ad una crescita di casi…

20/11/2024

Autonomia differenziata: la bocciatura della Corte costituzionale

La Corte Costituzionale ha bocciato ben sette punti nevralgici della legge sull’autonomia differenziata tra cui…

19/11/2024

Bravate e reati: c’è una bella differenza

Frequentemente si confondono due termini: bravata e reato. In realtà si tratta di due situazioni ben…

19/11/2024

Violenza sulle donne, Valditara: è legata al narcisismo dei maschi ma è anche una conseguenza dell’immigrazione illegale

Continuano le prese di posizione sulle parole pronunciate dal ministro Valditara in occasione della inaugurazione…

19/11/2024