I lettori ci scrivono

Risolvere i problemi del precariato. Una proposta

Ripercorrere gli stessi errori del passato ammantando di merito il percorso alla stabilizzazione dei precari danneggia la professionalità di chi in questi anni si è messo a disposizione per tamponare le carenze evidenti nella copertura delle cattedre, ma anche lo stesso sistema scolastico che cosi muovendo resterebbe ancorato ai fallimenti dei precedenti interpreti di un cambiamento mai avvenuto.

Mezze riforme e tentativi di voler necessariamente essere ricordati come chi ha fatto la rivoluzione, ma siamo sempre ad una zona morta.

Il provvedimento deliberato in Cdm in data 6 aprile 2023, persiste su un binario cieco senza alcuna soluzione concreta e definitiva, al contrario prospetta una continua e persistente emergenza, voluta o poco voluta, non è il punto a cui noi precari ci interessiamo.

Noi interveniamo e saremo pronti a dare battaglia vera, come ci contraddistingue, proponendo soluzioni fattive e realmente possibili.

Il sistema scolastico non è nelle condizioni di mettere sullo stesso piano chi ha espletato il sevizio per tanti anni in cattedra e chi ha esclusivamente conseguito i 24 cfu riguardanti le metodologie, si concretizzerebbe come l’ennesima presa in giro per chi ha garantito l’apertura degli anni scolastici.

Sia il fatto che il testo debba fare il suo corso in una possibile rincorsa agli emendamenti di questo o quel parlamentare (ne abbiamo già visti diversi), sia eventuali morbide azioni sindacali che lasciano il tempo di uno sventolìo in piazza di una bandiera, non placheranno nel momento storico contingente, le rivendicazioni dei tanti che hanno lavorato per vedere riconosciuto un diritto alla stabilizzazione.

La soluzione c’è ed è più semplice di quanto al Ministero possano pensare.

Per coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio attivare i PAS finalizzati alla abilitazione, mettendo un punto fermo col passato, e solo in quel momento in un dibattito politico costruttivo e condiviso, creare le condizioni per una nuova modalità di reclutamento, più aperta alle esigenze e ai cambiamenti che la scuola sta vivendo, seguendo possibilmente i dettami dell’Europa che su questo punto è spesso intervenuta ad ammonire la gestione della macchina scolastica.

Il richiamo, oramai sterile e stucchevole, alla conformità di una stabilizzazione che passi per i concorsi non viene inficiata in quanto sarebbe necessario per assumere a tempo indeterminato.

Il PAS dunque garantirebbe il riconoscimento del lavoro svolto de facto dai precari e la certezza meritocratica di un concorso successivo per soli abilitati, come è già avvenuto nel 2018.

Valentino Di Carlo

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