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Risolvere il problema dell’istruzione

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La formazione delle nuove generazioni è una questione che ricorre in televisione e sulla carta stampata.

Un problema non scandagliato: si sorvola sulle regole del sistema scolastico e non si analizzano i sintomi di una lotta intestina che ostacola il rinnovamento della scuola.

L’acquisto dei banchi a rotelle sia d’esempio: intendeva contrapporsi al modello cattedra e predella.

Due scenari erano sullo sfondo:

la collaborazione               VS                l’individualismo,

i problemi                        VS                le regole;

motivazione autentica       VS                voto;

la varietà                          VS                la comunicazione unidirezionale;

la ricerca                         VS                l’ascolto;

il confronto                       VS                l’adesione;

l’autonomia                      VS                la dipendenza;

la responsabilità               VS                l’obbedienza;

gli scenari aperti               VS                gli scenari ben definiti;

e, in estrema sintesi, nonostante la loro contiguità

                    il pensare                         VS                il volere;

                    la scienza                         VS                la tecnica.                        

Anche sul fronte delle regole scolastiche i mezzi d’informazione non hanno assolto il loro compito.

Sono rimasti ancorati al contesto accademico: i cambiamenti avvenuti cinquant’anni fa sono sempre stati trascurati.

Il sistema normativo, in questo mezzo secolo, ha perfezionato gli itinerari formativi giungendo, nel 2020, alla distinzione tra il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Università e della Ricerca.

Alle scuole è stato conferito un mandato, riformulato nel 2003, riguardante “Lo sviluppo di capacità e competenze attraverso conoscenze e abilità”.

Il parallelismo tra banchi a rotelle e sistema delle regole è inoppugnabile, nell’indifferenza generale e nel qui pro quo.

Enrico Maranzana