L’aumento dei costi dovuto alla crisi energetica è un problema che riguarda non solo le famiglie, ma anche le scuole. I presidi cominciano a riflettere su come poter tagliare i costi riducendo i consumi. Le proposte sul tavolo non mancano.
Secondo Mario Rusconi, presidente Anp Roma, bisognerebbe innanzitutto sostituire tutte le luci di vecchia generazione con quelle al Led. Così come spegnere le luci quando non si utilizzano, abitudine che ancora non tutti hanno. Un aspetto non banale anche perché in alcuni istituti gli impianti non sono sezionati, cioè esiste un unico interruttore che controlla un intero piano o un intero edificio. Non si può dunque spegnere la luce di una sola zona” ha spiegato Rusconi al Messaggero.
Ci sono poi i riscaldamenti. Un’altra proposta sarebbe quella di abbassare la temperatura di 1 o 2 gradi. Tale decisione spetta ai municipi. Sempre al Messaggero Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio, crede che bisognerebbe dare autonomia alle singole scuole sull’accensione delle caldaie, in base ai periodi dell’anno o all’esposizione delle classi. “Dove non serve, si spegne” spiega la dirigente. A volte infatti delle aule non utilizzate hanno i riscaldamenti accesi aumentando lo spreco.
Ci si orienta poi ad anticipare le lezioni alle 14 per sfruttare le aule ancora calde e si pensa di sostituire gli infissi, spesso vecchi e che contribuiscono al raffreddamento delle classi. Meno facile ridurre sull’acqua, anche se si pensa di fare dei corsi agli alunni per educarli al rispetto dell’ambiente.
Problema, quello della riduzione dei costi che esiste anche nel resto d’Europa se è vero che nel Regno Unito si pensa di ridurre i giorni settimanali di frequenza a tre concentrando così i consumi.
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