È “rispetto” la parola dell’anno per il 2024 secondo la Treccani, un termine definito come “sentimento e atteggiamento di stima, attenzione e riguardo verso una persona, un’istituzione o una cultura”. Una scelta carica di speranza, ma che, alla luce dei fatti, stride con la realtà delle scuole italiane, dove episodi di aggressioni fisiche e verbali nei confronti dei docenti continuano ad aumentare.
Negli ultimi anni, il rispetto nei confronti del personale scolastico sembra essersi eroso. Aggressioni da parte di studenti e, spesso, anche dei genitori, non sono più casi isolati. Secondo un recente sondaggio condotto dalla Tecnica della Scuola, oltre la metà degli insegnanti ritiene che le misure introdotte, come il voto di condotta o le sanzioni economiche, non saranno sufficienti a frenare violenza e bullismo.
Episodi sempre più frequenti di insulti, minacce e persino violenze fisiche testimoniano un degrado delle relazioni all’interno delle aule scolastiche. È emblematico quanto dichiarato da un docente: “Non basta punire: servono misure educative concrete per insegnare il rispetto fin dalla più tenera età”. Una considerazione in linea con il monito di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani, che invitano a porre il rispetto “al centro di ogni progetto pedagogico”.
La scuola dovrebbe essere il primo luogo in cui si insegna e si pratica il rispetto, eppure proprio qui si assiste a un’escalation di comportamenti aggressivi. Una parte del problema, sottolineata dagli stessi insegnanti, è legata a un’assenza di collaborazione tra scuola e famiglia. “La scuola non può affrontare da sola queste sfide”, ha commentato un dirigente scolastico. “Serve un patto educativo con i genitori, affinché anche fuori dalle aule si promuova il valore del rispetto”.
La recente legge sulle sanzioni contro chi aggredisce il personale scolastico, con multe fino a 10.000 euro, rappresenta un primo passo, ma non una soluzione definitiva. Come sottolinea un partecipante al sondaggio della Tecnica della Scuola: “Punire chi sbaglia è importante, ma è altrettanto necessario un lavoro di prevenzione e formazione”.
Secondo la scrittrice Ilaria Gaspari, intervistata dall’Ansa, il rispetto significa “vedere nell’altro un soggetto come te, riconoscere la sua esistenza”. Gaspari riflette sulla nostra incapacità crescente di “leggere” il mondo e le emozioni altrui, evidenziando come l’arte, la letteratura e l’educazione possano potenziare l’empatia, un passo fondamentale per risanare le relazioni umane.
Affrontare il problema delle aggressioni a scuola richiede un impegno collettivo: serve un ritorno ai valori fondamentali e un rinnovamento delle pratiche educative. Il rispetto non può essere solo una parola da celebrare, ma un valore da insegnare e vivere quotidianamente. Come dichiarato dalla Treccani, il rispetto “va oggi rivalutato e usato in tutte le sue sfumature”.
Perché senza rispetto, la scuola perde la sua funzione educativa e formativa, trasformandosi in un campo di battaglia dove a rimetterci sono gli insegnanti e, soprattutto, gli studenti stessi. L’augurio è che questa parola scelta per il 2024 diventi un impegno per il futuro, non solo nelle scuole, ma in ogni ambito della società.
Come sappiamo, il 15 dicembre è la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, istituita dallo scorso marzo.
A parlarne è stato lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, con una lettera inviata a docenti e dirigenti. “Questa celebrazione vuole rappresentare un riconoscimento dell’autorevolezza, dell’importanza, e della dignità di tutto il personale scolastico”, ha detto il ministro, che ha invitato a “sensibilizzare tutte le scuole sui temi posti dalla legge affinché si avviino riflessioni in ogni classe”.
E proprio il Ministero ha presentato un sondaggio secondo cui nel 2022/2023 si sono verificati 36 episodi di violenza segnalati contro il personale della scuola, mentre nel 2023/2024 si passa a 68 episodi. Il personale coinvolto è perlopiù docente. Gli episodi già rilevati nel 2024/2025 sono 19.
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