Risposta di una docente alla lettera di Matteo Renzi

Gentile Presidente,

Intanto vorrei chiederle una gentilezza, pur essendo il Presidente (non eletto) del Consiglio, la pregherei di non spammarmi la casella di posta elettronica, utilizzando per altro una casella di servizio per fini propagandistici elettorali.
Detto questo, le ricordo che sono un’insegnante, non mi serve che lei mi spieghi le cose, il mio lavoro è di spiegare agli altri e ciò sottende una discreta capacità di analisi e di comprensione, soprattutto se le sue parole, le stesse, le ascolto nei Tg, in internet ed in qualunque dove.

Mi spiace molto che il suo “non avere la verità in tasca” sia tardivo e fuori tempo massimo.
Io le ho già scritto, ma lei non mi ha mai risposto, ho anche partecipato alle consultazioni sulla “buona scuola” on line, e insieme alla maggior parte dei colleghi (non una minoranza rumorosa) abbiamo detto forte e chiaro cosa non ci piaceva, ma evidentemente a lei ed alla sua “minoranza rumorosa” di ministri di ascoltare proprio non interessa nulla.
Lei sente, perchè da una parvenza democratica ad un partito che lo è ormai solo nel nome.

Non è un caso che il suo ennesimo invito al dialogo arriva quando il Decreto è già pronto, lo state votando, dite che sui punti salenti non tornerete indietro malgrado lo sciopero, cosa vuole allora da noi?ì
Volete farci scegliere il colore dei gessetti per non sentirsi più chiamare ducetto?
A proposito caro Presidente, la prego di togliersi da quella lavagna, evitando figuracce che imbarazzano lei e noi con errori grossolani (umanista è sostantivo, glielo giuro, chieda a sua moglie).

Detto questo andiamo ai punti salienti della sua lettera.

1) Le assunzioni vanno fatte, lo sa lei, lo sappiamo noi e lo sa l’Europa, possiamo fare tutta la prosopopea del mondo, ma questo è un dato di fatto, non si può continuare ad abusare di contratti a termine. Per quel che riguarda Pas, Tfa, e colleghi delle graduatorie che rimarrebbero fuori, faccio presente che non sono stalker che si sono illusi sul nulla a cui potete dire “mi dispiace per voi”, sono il frutto di percorsi attivati dallo Stato che ora governa. E’ come se comprasse una casa con ipoteche, di quelle deve rispondere lei.

2) Come lei stesso dice i fondi per l’edilizia scolastica sono insufficienti e le posso assicurare che andare a scuola come se giocassi alla roulette russa non è piacevolissimo. E se la mia scuola o quella delle mie figlie rientrasse nella parte insufficiente? E allora se prima di parlare di Buona scuola raggiungessimo l’obiettivone di Sicura scuola penso che sarebbe auspicabile.

3) La ringrazio tanto dei 500 euro che vuole regalarmi per andare a teatro, ma sa, le dico il vero, non è che ne abbia molta voglia. Avendo il contratto bloccato da 6 anni e difficoltà a pagare le bollette mi creda è l’ultimo dei miei pensieri. Inoltre sono un’insegnante: la connessione ad intenet  per tenermi aggiornata è il mio lusso  e i pacchi di compiti da correggere a casa m’impegnano abbastanza. Anche se la formazione obbligatoria, a fronte di un adeguamento dello stipendio non mi dispiacerebbe. Al momento percepisco quanto un usciere, che non ha bisogno di grande aggiornamento.

4) Mi faccia capire cosa intende in questo punto della lettera: vuole imputare alla scuola la colpa del 44% della disoccupazione giovanile? Sarebbe anche questo colpa nostra? Infatti tutto il mondo raccatta la “spazzatura” dei cervellini che noi abbiamo formato.

5) Su questo punto riguardante una valorizzazione delle arti solo una cosa: formazione umanistica, la prego Presidente è un aggettivo. Questo a mio avviso è il vero problemone di tutto l’impianto di Riforma: il volerci valutare, riformare, scegliere. Dei miracolati che non sanno neanche loro come siano arrivati ad entrare nella stanza dei bottoni, che diciamocelo, fanno anche qualche figuraccia, chiedono a dei professori formati, selezionati con procedure concorsuali o abilitanti di tipo universitario, aggiornati, che arrivano dopo anni, a volte decenni di carriera ad entrare di ruolo, di essere valutati?

Ma valutatevi voi prima. Riformate la politica tutta, affinchè gente competente governi. Fatevi scegliere voi, come è giusto che sia, senza giochetti di palazzo, senza preferenze e poi parliamo di come scegliere gli insegnanti. Noi che non possiamo scegliere chi ci rappresenta, dovremmo essere scelti? Sulla base di cosa?
Per gli insegnanti, come per tutti gli statali c’è un solo modo possibile e veramente equo:

procedure concorsuali fatte bene e trasparenti e graduatorie.
Detto questo Presidente ci risparmi le sue assicurazioni: i giorni di vacanza non si toccano, non perchè noi dobbiamo andare al mare, ma perchè servono ai ragazzi: ci venga lei a lavorare con i alunni stanchi, insofferenti per il caldo, con la puzza di sudore nostro e loro.
Perchè mi creda una cosa è venire a scuola con i coretti e le bandierine, cosa diversa è vivere la scuola.
L’unica verità è che fare l’insegnante è difficile e gli attacchi agli insegnanti quotidiani da parte della politica facilitano il bournout.
Malgrado ciò non ho paura di essere licenziata: sono brava, sono formata, sono benvoluta, ma l’ammetto ho una fifa blu di non essere scelta, perchè sono una persona libera, che dice quello che penso e questo non sempre piace.
E se in Italia tutti i posti, soprattutto quelli più importanti, fossero ricoperti per indiscussi meriti mi sentirei più tranquilla, ma sappiamo io e lei che non è così, quindi le sue raccomandazioni non mi rassicurano affatto.
E soprattutto mi permetta di essere sincera fino in fondo, mi sembra che questa riforma, ennesima riforma (ma perchè volete tutti riformare la scuola?) sia nei fatti un “prendere o lasciare”.
Se la chiamano “l’uomo solo al comando” una ragione c’è e come insegnante la prego di riflettere su questo e bloccare questo DDL.
Prendetevi più tempo, ascoltateci veramente: la scuola non è dei sindacati, la scuola non è degli insegnanti, non è degli alunni e neanche dei genitori, ma meno che mai può essere del governo, di Matteo Renzi o Davide Faraone o chi ci chiama squadristi ed indecenti.
Se dovessi farle un paragone la scuola è di quelle insegnanti in pensione a Roma che senza retribuzione tengono in piedi il Museo della Resistenza,che ha un solo dipendente pubblico : il custode e poi è sorretto solo dalla passione di insegnanti e dalla volontà di formare, ancora oggi cittadini più che lavoratori.  Quando lo stato si presenta una volta l’anno il 25 aprile con un mazzo di fiori e se ne frega tutto l’anno. 
Perchè è questo quello che noi facciamo ogni giorno Presidente, senza bisogno che ce lo dica lei che ci parla di alternanza scuola lavoro.
Noi formiamo persone, garantire il rispetto dell’Art. 1 della Costituzione è compito suo.

I lettori ci scrivono

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