Angela Merkel non ha ancora finito di dichiarare pubblicamente che in Italia le riforme sono insufficienti, che subito rispunta l’idea, che sembrava accantonata, di accorciare di un anno il percorso di studi dei nostri studenti. A riportare alla ribalta questo delicato tema è, dalle colonne del corriere della sera on line, l’ex ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer.
Quello di anticipare di un anno l’entrata nel mondo del lavoro e dell’università dei nostri ragazzi è un problema che si pone come un’opportunità inderogabile, visto che negli altri Stati della comunità europea i ragazzi finisco la scuola a 18 anni contro i nostri 19. Ecco che quindi rispunta, come necessario e inderogabile, il bisogno di tagliare un anno di scuola. Poi ricorda l’ex inquilino di viale Trastevere c’è anche il problema della dispersione scolastica, che si può imputare anche alla separazione in tre ordini di scuola per l’intero percorso scolastico di un alunno.
Quindi secondo Berlinguer tagliare di un anno il liceo o comunque la scuola secondaria di secondo grado, accorcerebbe il percorso di studi ma non risolverebbe il crescente problema della dispersione scolastica.
In buona sostanza l’architettura del percorso di studi dello studente italiano va ridotto, ma va anche rivisto. Secondo Luigi Berlinguer tagliare di un anno il percorso della scuola secondaria di secondo grado sarebbe solo un errore. Invece sarebbe opportuno strutturare, come era stato già proposto in passato, ridurre a due soli cicli la struttura del percorso scolastico, unificando scuola primaria con scuola media. In buona sostanza bisognerebbe creare un primo ciclo di sette anni e il secondo di cinque.
Secondo l’ex ministro dell’Istruzione togliere un anno dal primo lungo ciclo non sarebbe per niente traumatico, anzi servirebbe sia a fare uscire i nostri ragazzi a 18 anni, ma anche ad armonizzare il percorso di studi abbattendo il tasso percentuale di abbandono scolastico. Sembrerebbe che Berlinguer rappresenti un messaggero del governo Renzi, che ci annuncia l’ennesima riforma che taglierà almeno 40 mila cattedre. Una riflessione al riguardo ci piace fare: “Con un taglio così consistente dove li metteranno i 150 mila nuovi immessi in ruolo del prossimo anno?”. Ci piacerebbe saperlo visto che il governo è così sicuro di assumere così tanti docenti.
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