Sembra ormai chiarito il fatto che non si arriverà ad avere la mobilità ogni tre anni. Infatti la mobilità sia quella territoriale che quella professionale, anche quella annuale (utilizzazioni e assegnazioni provvisorie), si farà con ogni probabilità anno per anno (la proposta ARAN di rendere triennale la mobilità è stata già definita da tutti i sindacati una proposta irricevibile), mentre il CCNI sulla mobilità, ovvero le regole contrattuali, potrebbero avere il via libera per una scadenza triennale.
A parte la mobilità 2018/2019 che avrà le stesse identiche regole della mobilità 2017/2018 in virtù dell’intesa tra Miur e sindacati del 21 dicembre 2017 che ha prorogato il CCNI della mobilità dell’11 aprile 2017, a partire dalla mobilità 2019/2020 il nuovo contratto della mobilità potrebbe valere anche per gli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022, ovvero avere una scadenza triennale, consentendo comunque al personale docente e ata che volesse presentare domanda di mobilità in ogni anno scolastico del suddetto triennio di poterlo liberamente fare.
Tra le regole che si sta pensando di inserire, sempre a partire dall’anno scolastico 2019/2020, è quella di attribuire un punteggio aggiuntivo a chi nel triennio non ha presentato domanda di mobilità o, pur avendola presentata, avesse deciso di ritirarla prima dei termini pubblicati in ordinanza ministeriale.
Si tratta della stessa norma che era stata pensata in passato per il periodo dal 2000/2001 al 2007/2008, infatti nella tabella dei punteggi per l’anzianità di servizio allegata al CCNI 2018/2019 è specificato, nella lettera D), quanto segue:”a coloro che, per un triennio, a decorrere dalle operazioni di mobilità per l’a.s. 2000/2001 e fino all’a.s. 2007/2008, non abbiano presentato domanda di trasferimento provinciale o passaggio provinciale o, pur avendo presentato domanda, l’abbiano revocata nei termini previsti, è riconosciuto, per il predetto triennio, una tantum, un punteggio aggiuntivo di 10 punti”.
Qualcosa del genere è allo studio del MIUR per garantire il più possibile la continuità didattica dei docenti, in modo da dissuaderli a fare troppo spesso domanda di mobilità territoriale o anche quella professionale.
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