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Rissa contro divieto di cellulare, l’alunna: “Ho il diritto di oppormi. È stato il preside ad iniziare a minacciare e strattonare”

Fioccano nuovi dettagli in merito alla grave faccenda che ha avuto luogo al Liceo Scientifico Ettore Majorana di Latina, dove si è scatenata una rissa tra il padre e il fratello di un’alunna che si è rifiutata di consegnare il proprio cellulare ai docenti e il personale scolastico, primo fra tutti il preside Domenico Aversano.

Accuse pesanti da parte della studentessa

Dopo che il tutto è stato commentato dallo stesso padre della studentessa, che dopo l’aggressione, quanto pare fisica oltre che verbale, ha continuato imperterrito a ribadire le sue ragioni, a dire la sua e a rimanere ferma nella sua posizione è stata stavolta la stessa ragazza, Aurora, a Il Corriere della Sera.

“Il preside ha deciso da solo, senza nemmeno curarsi del parere del collegio dei docenti, di vietare i cellulari dalla prima ora all’ultima, inclusa la ricreazione. Io questa cosa non la accetto perché i docenti non si sarebbero presi la responsabilità in caso di eventuali danni o furti, e neanche la scuola. Proprio per questo mi sono rifiutata di consegnare il telefono”.

“Una volta dalla vicepreside questa mi ha detto, testuali parole, che mi dovevo piegare al sistema e di non oppormi. Io però ho il diritto di parola quindi posso oppormi. Visto che ha detto anche altre cose ho chiamato mio padre e gli ho spiegato la situazione”, ha aggiunto, ricostruendo i fatti.

“Mio fratello e il suo socio di lavoro sono andati dal preside, che non li ha voluti ricevere. Tanto che ha detto al socio di mio fratello ‘se non ti levi ti alzo le mani’. Il socio di mio fratello ha detto ‘fammi vedere’ e il preside lo ha iniziato a strattonare. Noi abbiamo molti testimoni poiché sono stati proprio dei docenti a doverli separare. Oltre a questo è stata la stessa vicepreside a vederlo”.

“Poi arriva mio padre, il preside non lo vuole vedere. Per questo mio padre deve chiamare la polizia, grazie a cui riesce ad avere un colloquio. Dopo sono stati obbligati ad andare in questura e solo lì hanno potuto parlare. Nella mia indole alzare le mani è l’ultima cosa. Vi dico che è stato il preside ad alzare le mani”, ha concluso.

Chi ha fatto irruzione a scuola avrebbe pronunciato epiteti irripetibili

Sulla versione romana de Il Corriere della Sera è stata riportata la versione del padre di Aurora, coincidente con quella della figlia. “Ho ricevuto una chiamata allarmante da mia figlia, nella quale mi diceva di essere stata intimidita per oltre 20 minuti, alla presenza di molteplici professori. Dopodiché mio figlio e il suo socio si sono recati a parlare con il preside per chiarire l’avvenimento e quest’ultimo, in preda alla collera, dopo aver minacciato di mettere le mani addosso al socio di mio figlio, lo ha strattonato e solamente in quel momento alcuni docenti sono intervenuti. Quando sono arrivato il preside non voleva ricevermi, dopo oltre un’ora sono stato accompagnato dalla polizia nell’ufficio del preside per avere modo di confrontarmi. Mi preme sottolineare che sono d’accordo circa l’inutilizzo del telefono in classe, ma mia figlia si è rifiutata di consegnare il telefono in quanto nessun professore si è reso disponibile ad assumersi la responsabilità per un oggetto che teneva in custodia”.

La risposta dello stesso preside non si è fatta attendere: “Circa l’affermazione sulla responsabilità in merito alla custodia del telefono, il signor D’A. dovrebbe sapere che l’articolo 2051 del codice civile disciplina la responsabilità degli oggetti in custodia, attribuendo al custode la responsabilità del danneggiamento o dello smarrimento delle cose affidate (ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito)”.

“È chiaro – spiega ancora il preside – che tale responsabilità non può però essere imputata al docente, ma all’istituzione scolastica nel nome e per conto della quale il docente agisce. Quindi, nel caso di furto o danneggiamento del cellulare, l’Istituto Majorana non sarebbe venuto meno alle sue responsabilità. Quanto attiene al virgolettato ‘piegarsi al sistema’, faccio presente che non sono parole della professoressa Santoro, bensì della persona entrata a scuola minacciando tutti, che ha insultato la professoressa con epiteti irripetibili e le ha dato della ‘serva del sistema'”.

“Non ero a conoscenza di nulla in quanto ero impegnato con un’altra docente e con un genitore, sono stato chiamato dal personale di reception in quanto c’erano persone che si erano presentate a scuola urlando, minacciando di chiamare polizia e 118, e affermando che stavamo vessando la studentessa. Individui che hanno avuto un comportamento aggressivo: sono stato aggredito verbalmente e fisicamente, e mi riservo di tutelarmi nelle sedi opportune”, ha concluso.

Redazione

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