Non accenna placarsi la vicenda riguardante la rissa che ha avuto luogo al Liceo Scientifico Ettore Majorana di Latina, dopo che una studentessa si è rifiutata di consegnare il proprio cellulare ai docenti, chiamando in sua difesa i parenti, che una volta arrivati sul posto avrebbero addirittura picchiato il preside.
La ragazza ha continuato sui suoi passi, ribadendo di non volersi piegare al sistema come, secondo la sua ricostruzione, le avrebbe suggerito la vicepreside. Quest’ultima, Marina Santoro, ha esposto la sua versione dei fatti a Il Corriere della Sera.
“Lasciare il cellulare in uno scatolo non è un’imposizione ma è ritrovare l’appartenenza alla scuola, imparare a vivere le cose una alla volta, senza ansia. È la differenza tra un armadio stracolmo da cui cadono i vestiti e dei cassetti ordinati da cui prendere ciò che serve. Gli strumenti tecnologici per la didattica per fortuna li abbiamo, il cellulare è altro e la mente ha bisogno di ossigeno”, ha detto.
Secondo la professoressa un atteggiamento del genere è da additare alla dad: “Ai ragazzi che parlano di autoritarismo rispondo con l’autorità che riconoscono ai genitori. Con le quarte e le quinte va meglio, anche loro percepiscono gli studenti dei primi anni come una generazione diversa. La dad è stata una corsa in avanti da cui riprendersi”.
“La ragazza? Aveva gli occhi lucidi, era rimasta la sola a rifiutarsi, l’ho invitata a spiegare. Mi ha detto che il suo telefono vale mille euro. Forse la famiglia, che pure ha firmato a inizio anno le liberatorie sulle regole della scuola, non l’ha aiutata a capire”, ha sottolineato la Santoro.
“Abbiamo avviato un confronto con gli studenti nelle classi e presto ci sarà un incontro con i loro rappresentanti. È un evento che ci ha spinto a riflettere sulle dipendenze e abbiamo attivato corsi specifici sul tema”, ha concluso.
Gli studenti dell’istituto, dal canto loro, hanno commentato la vicenda, alcuni criticando la rigidità, a loro avviso, della norma da poco introdotta che vieta i cellulari, altri ancora promettendo battaglia.
“Abbiamo saputo lunedì della circolare, ci hanno detto di leggerla sul sito, senza spiegarci di più”, dice Marco. E Luca: “Sì, sono girate foto dei professori sui social, ma tutti sanno che gli autori sono quelli del primo e secondo anno. Basterebbe spiegare loro l’uso corretto dei cellulari”. Andrea, invece, ricorda che quella mattina ha visto “due ambulanze e la polizia con un uomo sotto braccio, sembrava una scena da film americano”. Un volantino anonimo sulla recinzione della scuola recita: “Non voglio una scuola che usa la soppressione invece del dialogo. A chi dice che occupare e scioperare sia sbagliato, rispondiamo che non cambieranno le cose se non lottiamo uniti”.
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