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Risultati Invalsi 2021, Gissi: la primaria tiene grazie ai suoi modelli didattici. E sulla DaD i sindacati in protesta

Riverberano nel Paese i risultati Invalsi 2021 presentati ieri dai dirigenti dell’ente. Il crollo degli apprendimenti non stupisce, specie nelle aree dell’Italia in cui le regioni ultra rigoriste hanno imposto un regime sanitario più severo, ricorrendo alla DaD anche al di là delle raccomandazioni del Governo e del ministro della Salute Roberto Speranza. Ci riferiamo alla Campania e alla Puglia, che hanno mostrato i maggiori arretramenti degli apprendimenti, come riferiamo nel punto del nostro vice direttore Reginaldo Palermo.

Cisl scuola

Sul tema è intervenuta Maddalena Gissi, Segretaria Cisl scuola, che ha dichiarato: “In un contesto segnato da lunghi periodi di sospensione delle attività in presenza, nei quali la didattica a distanza si è rivelata un rimedio solo parziale, nonostante il grande sforzo messo in atto dal mondo della scuola” i risultati Invalsi non sorprendono.

La tenuta della scuola primaria

E aggiunge: “Può essere casomai sorprendente quanto emerge dall’indagine circa il sostanziale mantenimento dei risultati, rispetto agli anni precedenti, nelle classi della scuola primaria: frutto anche, probabilmente, del fatto che la primaria ha lavorato molto di più in presenza rispetto alla secondaria, ma varrebbe la pena chiedersi, come ha fatto del resto lo stesso Ministro Bianchi, se ciò non sia anche legato ai modelli e agli stili della didattica che caratterizzano quel grado di scuola”.

Quindi, sulle forti sperequazioni del sistema scolastico, messe in luce dall’Invalsi, la leader di Cisl scuola, osserva: bisogna “ridare al sistema di istruzione la sua funzione di ascensore sociale, eliminare o almeno ridurre disparità così accentuate, selezionando e finalizzando opportunamente le azioni interventi necessarie. Sono gli obiettivi su cui da subito delineare una strategia efficace di intervento e di investimento, utilizzando al meglio le risorse del PNRR e attuando coerentemente ciò che prevede il Piano per la scuola al centro del Paese”.

Flc Cgil

Flc Cgil, invece, aggancia la questione degli apprendimenti a quella dei contingenti: “Dovevano essere accelerate le assunzioni ma ad oggi non si conoscono i contingenti dei ruoli né docenti, né ATA, le classi di concorso, le province dove si faranno le nomine. Non va meglio sul versante della dirigenza e dei DSGA dove c’è un elevato numero di sedi libere”.

E ancora: “A settembre si dovrebbero riaprire le scuole in presenza e in sicurezza, come nuovamente annunciato dal ministro, ma non solo non si è aperto il confronto per aggiornare i protocolli per prevenzione e sicurezza stabilendo le necessarie procedure per impedire il contagio, non si è affrontato adeguatamente nemmeno il tema della qualità delle sedi e degli spazi e quindi non sono stati ancora effettuati gli interventi utili per costruire ambienti adatti ad accogliere gli alunni”.

“Inoltre, non si danno ancora indicazioni chiare in merito all’assunzione dell’organico aggiuntivo Covid“, lamenta sempre il sindacato di Francesco Sinopoli.

Gilda insegnanti

Fa sentire il proprio disappunto anche la Gilda degli insegnanti. “Gli esiti delle prove Invalsi, purtroppo un disastro annunciato, squarciano il velo su tutti i limiti di quel surrogato di scuola che è la didattica a distanza. Il ricorso alla Dad, reso inevitabile nel marzo dello scorso quando è esplosa la pandemia, è diventato poi eccessivo, e dunque sempre più dannoso per gli apprendimenti degli studenti, a causa della mancanza delle misure necessarie per garantire le lezioni in presenza”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale.

E conclude: “Senza interventi concreti su riduzione del numero di alunni per classe, organici, spazi per creare nuove aule e trasporto pubblico, rischiamo per il terzo anno consecutivo che alunni e docenti si ritrovino davanti allo schermo di un computer in classi virtuali”.

Insomma, settembre è dietro l’angolo, i sindacati iniziano a scaldare i motori…

Carla Virzì

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