Non sappiamo ancora se la norma contenuta nel Decreto PNRR sull’inserimento dei risultati delle prove Invalsi nel curriculum dello studente verrà approvata definitivamente con la conversione in legge del provvedimento.
Soprattutto non sappiamo se in Parlamento verranno adottate modifiche o correzioni di qualche tipo.
Certo è che l’iniziativa della maggioranza di Governo appare quanto meno in contro-tendenza rispetto agli annunci fatti in campagna elettorale quando più di un esponente della coalizione di centro-destra sosteneva che l’Invalsi sarebbe stato ridimensionato se non addirittura soppresso.
Ma quali problemi potrebbe comportare l’adozione di questa nuova regola?
La difficoltà maggiore appare legata, per ora, al fatto che le prove Invalsi sono state studiate e somministrate con lo scopo di fornire dati “di sistema” e non per valutare i risultati di apprendimento dei singoli studenti.
Ma c’è un problema collaterale di non poco conto.
Non da oggi sappiamo che fra i risultati delle prove e il voto finale dell’esame di Stato non sempre c’è corrispondenza.
Anzi, per la verità, le indagini svolte fin ad ora hanno evidenziato che nelle regioni del nord si registra una corrispondenza sufficiente, cosa che non accade invece nelle regioni del sud.
In altre parole al sud accade spesso che studenti con buone votazioni all’esame di Stato riportino però risultati poco brillanti nelle prove Invalsi.
Sulle ragioni di questa discrepanza il dibattito è aperto da tempo: c’è chi sostiene che questo fenomeno sia la prova provata che i test Invalsi siano del tutto inadeguati a rilevare non solo gli apprendimenti ma anche altre “dimensioni” del nostro sistema scolastico.
Ma c’è anche chi pensa che siano proprio i voti degli esami di Stato ad essere poco attendibili.
Ovviamente lasciamo agli esperti il compito di dirimere la questione, ma dobbiamo rilevare che inserendo nel curriculum il risultato delle prove Invalsi potrà accadere che, soprattutto nelle regioni del sud, ci saranno studenti con un curriculum quanto meno strano: un voto d’esame alto e un livello di competenza in italiano, matematica e inglese più modesto.
Ovviamente questo dato potrà essere spiegato facendo osservare che mentre le rilevazioni dell’Invalsi riguardano solo italiano, matematica e inglese, il voto dell’esame di Stato si riferisce all’intero percorso formativo.