Le lunghe tempistiche della liquidazione del TFR e TFS per i dipendenti pubblici continuano a rappresentare un grande problema.
Dopo la cessazione del rapporto di lavoro, infatti, il TFR non è subito corrisposto, ma passano in media almeno due anni. In molti casi si arriva anche a sette anni di ritardo in caso di pensione anticipata, per di più a rate quando l’importo supera i 50.000 euro.
Criticità questa segnalata ormai da diverso tempo, tanto che c’è stata anche una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 130/2023, che ha stabilito che il trattamento di fine servizio deve essere assegnato anche ai dipendenti statali immediatamente dopo la fine della loro carriera lavorativa.
Sentenza finora disattesa, tanto che Cgil nazionale, Fp, Flc e Spi in una nota congiunta hanno denunciato che “il differimento del pagamento del Trattamento di Fine Servizio (TFS) e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) ha causato e continua a causare ai dipendenti pubblici pesanti perdite economiche, che complessivamente possono arrivare a cifre vanno dai 17 mila ai 41mila euro. Il Governo, che continua ad ignorare questa situazione e che in materia di previdenza pensa solo a misure per fare cassa, deve intervenire”.
In proposito, l’Ufficio previdenza della Cgil nazionale ha realizzato un’accurata analisi, che ha evidenziato chiaramente l’impatto devastante che il differimento del pagamento del TFS ha avuto sul potere d’acquisto dei dipendenti pubblici, già fortemente compromesso dall’inflazione crescente.
Dal lavoro del Sindacato emerge che i lavoratori che sono andati in pensione anticipata nel 2022 (dopo 42 anni e 10 mesi di servizio, o uno in meno per le donne), con uno stipendio di 30.000 euro, subiscono una riduzione di 17.958 euro sul loro TFS, inizialmente previsto a 86.000 euro. Questa riduzione è dovuta a due fattori: da una parte, l’inflazione ha ridotto il valore reale delle somme ricevute tra il pensionamento e la liquidazione del TFS; dall’altra, il fatto che queste somme non hanno potuto generare rendimenti se fossero state investite al momento del pensionamento. Le perdite aumentano con lo stipendio: chi guadagnava 40.000 euro subisce una riduzione di 25.310 euro, mentre chi percepiva 60.000 euro arriva a una perdita di 41.290 euro.
“La Cgil, insieme alle altre Confederazioni sindacali, qualche mese fa ha condiviso un percorso vertenziale che ha portato al lancio di una petizione per la raccolta firme a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, per il pagamento immediato del TFS/TFR”.
Questa era la richiesta avanzata con la petizione:
Questo il testo della petizione:
“Da più di 10 anni la liquidazione di TFR TFS dei dipendenti pubblici nonostante i ripetuti richiami della Corte Costituzionale è ingiustamente erogata con modalità differita e rateale con un ritardo che può arrivare anche fino a sette anni.
In tal modo i dipendenti pubblici sono discriminati rispetto ai dipendenti privati. Più volte la Corte Costituzionale ha sollecitato il legislatore a porre rimedio a questa ingiustizia sociale. Particolarmente intollerabile il sequestro della liquidazione per quanti hanno raggiunto la pensione di vecchiaia o il limite ordinamentale per la permanenza al lavoro, specialmente in un periodo di alta inflazione che erode in maniera importante la sua consistenza, aggiungendo danno al danno. Numerosi disegni di legge presentati in questi anni da tutte le forze politiche non hanno avuto esito.
È giunto il momento di porre fine a questo sequestro per i dipendenti pubblici per restituire il maltolto, per un minimo di civiltà giuridica ed equità.
Pertanto le sigle sindacali delle Confederazioni CGIL, UIL, CGS, CSE, COSMED, CIDA, CODIRP ritengono che sia necessaria una decisa mobilitazione”.
“Le promesse e i continui slogan del Governo sullo smantellamento della Legge Monti-Fornero e il miglioramento del sistema pensionistico, continuano a rivelarsi solo parole, infatti – denunciano Confederazione e Categorie – il Piano Strutturale di Bilancio ipotizza interventi che rischiano di peggiorare significativamente le condizioni di accesso al pensionamento. Il taglio alle aliquote di rendimento dello scorso anno e la volontà di intervenire per consentire il trattenimento in servizio sono l’ennesima dimostrazione che, anziché pagare subito la liquidazione, l’Esecutivo pensa solo a misure per fare cassa”.
“La Cgil – si legge infine nella nota – ribadisce che quello dei tempi di liquidazione del TFS/TFR è un tema centrale. Non possiamo permettere che il Governo continui a ignorare questa situazione, colpendo ancora una volta chi, in questo Paese, paga da sempre tasse e contributi. Per questo motivo, siamo pronti a proseguire con tutti gli strumenti a nostra disposizione, incluse le cause legali, per rivendicare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici”.
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