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Ritorna il tempo pieno, le scuole non pagheranno né Iva né Tarsu

Grazie ad un accordo politico interno alla maggioranza di Governo, il disegno di legge Bersani “Scuola impresa e società” ha finalmente passato l’esame della Commissione Istruzione della Camera.
Nella giornata del 21 giugno gli emendamenti del governo e della maggioranza (corretti e integrati con diversi subemendamenti anche della minoranza) sono  stati approvati in larga misura con il risultato che il testo definitivo del provvedimento dovrebbe finalmente “dare soluzione ad alcune annose questioni che danneggiano da tempo la scuola” come ha subito sottolineato il presidente della Commissione l’onorevole Pietro Folena (Rifondazione Comunista).
La prima modifica riguarda il titolo: sparisce il riferimento ad imprese e società, la legge diventa “Provvedimenti urgenti per la pubblica istruzione”.
Uno degli emendamenti principali riguarda il ripristino del tempo pieno con il ritorno alla normativa preesistente al decreto Moratti n. 59 del 2004
Ma non sono da sottovalutare le diverse norme che dovrebbe finalmente dare un po’ di ossigeno alle ormai asfittiche casse scolastiche.
Un nuovo comma dell’art. 28 del provvedimento prevede che dal pagamento della tassa raccolta rifiuti siano escluse le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado. Per compensare i minori introiti dei Comuni, il Ministro della pubblica istruzione è autorizzato ad utilizzare 38,734 milioni di euro del bilancio della pubblica istruzione, a decorrere dall’esercizio finanziario 2007, ed a concordarne con l’ANCI le modalità di erogazione ai singoli comuni in proporzione alla consistenza della popolazione scolastica.
Il pagamento delle supplenze conferite per maternità del titolare passa definitivamente al Ministero del Tesoro, anche quanto il titolare è un insegnante con contratto a tempo determinato.
Una vera e propria novità riguarda l’Iva: le scuole ne saranno esentate per gli acquisti inerenti il funzionamento amministrativo  e didattico e per le spese di investimento.
Infine, la questione del “tesoretto”: 380 milioni di euro dovrebbe andare alla scuola per garantire che il livello dell’offerta formativa si mantenga almeno agli stessi livelli del 2006. Una parte di questa somma dovrebbe quindi servire per coprire i debiti pregressi ma è possibile che, a conti fatti, ci siano risorse a sufficienza per integrare i tagli sul fondo ordinario del 2007 che, attualmente, non consente alle scuole neppure di coprire le spese strettamente necessarie.Nelle prossime settimane il provvedimento passerà in aula e si capirà se la maggioranza di Governo intende davvero dare una prima soluzione ai gravi problemi finanziari che oggi affliggono le scuole italiane.
Reginaldo Palermo

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