Dal 2006, al dipartimento Fisspa (Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata) dell’Università di Padova, il professor Adelino Cattani cerca di riportare in auge un’attività che conquista gli studenti: le palestre di botta e risposta.
«Di fatto la disputatio la abbiamo inventata noi – afferma Cattani, docente di Teoria dell’argomentazione – Perché in Europa è stata abbandonata. Sta invece rifiorendo Oltreoceano. Persino in Cina, un Paese non proprio democratico, organizzano dei tornei di argomentazione».
Come funzionano? All’inizio, da ottobre a gennaio, una fase formativa che introduce gli studenti alla pratica argomentativa: dalla differenza rispetto alla dimostrazione scientifica, all’importanza della comunicazione non verbale passando per tecniche e trucchi da utilizzare durante il dibattito. Elementi che, giocati al momento giusto, garantiscono la vittoria.Parte a fine gennaio e si conclude a maggio.
«Ai ragazzi piace, loro sono provocatori nati data la loro giovane età. Alcuni hanno chiesto al preside di aprire la scuola per prepararsi alle gare. Una cosa che si vede raramente. Inoltre i dati confermano che chi partecipa a questa attività ha risultati migliori alla maturità e, nel breve periodo, sviluppa un interesse maggiore per le altre discipline»
A regolare gli scontri dialettici, racconta Linkiesta.it, un protocollo di comportamento, il Patavina Libertas: un insieme di norme per il rispetto di modalità e tempistiche di esposizione che lasciano comunque spazio al dibattito più diretto e meno istituzionalizzato. A gareggiare, di volta in volta, due gruppi a cui viene affidata d’ufficio una posizione da sostenere e difendere. Nella finale del 29 maggio, ad esempio, il tema era: dovremo diventare vegetariani per salvare il mondo? A vincere sono stati i disputanti del Liceo “Galilei” di Padova.
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Al di là dei premi, il progetto delle Palestre di Botta e Risposta si presenta innanzitutto come attività formativa. I dati confermano che chi partecipa a questa attività ha risultati migliori alla maturità e, nel breve periodo, sviluppa un interesse maggiore per le altre discipline».
Ma ai tempi del Web 2.0 si è dato vita alle AgoràDuFer: contest di argomentazione in cui due interlocutori si confrontano su un tema deciso dal titolare del canale internet e assegnato 30 secondi prima del via.
Anche qui, in ogni caso, quel che conta è vincere. Per farlo, basta seguire e interpretare al meglio le cinque regole del dibattito: «Per prima cosa bisogna ricordare che non c’è nulla di sacro, niente è intoccabile e si può dibattere su ogni cosa. Secondo, è necessario sapersi immedesimare nelle persone e nelle posizioni diverse dalle proprio. Se amo Tarantino, per esempio, potrebbe essermi chiesti di sostenere chi critica The Hateful Eight. Terzo, riuscire a entrare nei fiati degli altri per saperlo interrompere con le proprie argomentazioni al momento giusto. Quarto, disfarsi del concetto di vero e falso perché quel che conta è la correttezza dell’argomentazione. Ultima cosa: ricordarsi che di ogni argomentazione si può fare una tesi».
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