Si stanno delineando le modalità di ritorno in classe degli studenti delle scuole superiori situati nei grandi centri, a partire dal prossimo 7 gennaio. Le linee da adottare – e che ogni scuola personalizzerà sulla base delle proprie esigenze e possibilità, partendo da quanto deliberato dagli organi collegiali prima della pausa natalizia – sono contenute nei documenti che i prefetti hanno predisposto o si accingono a sottoscrivere. È emblematico quello realizzato a Roma, che assieme a Milano, Napoli e gli altri grandi capoluoghi rappresenta uno dei punti critici per il rientro alla scuola in presenza.
Il testo definito dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi, alla vigilia di Natale, dopo avere consultato le varie parti in causa, prevede ingressi a scuola inizialmente solo per metà degli alunni e in due fasce orarie, con la seconda entro le ore 10.
Ma anche di dare facoltà alle scuole di fare lezione pure il sabato (considerando che ormai la maggior parte delle scuole romane va a scuola dal lunedì al venerdì), di introdurre controlli anti-assembramento dei vigili e della protezione civile vicino alle scuole e alle fermate dei bus. Come pure di introdurre quei mezzi pubblici aggiuntivi che a settembre e ottobre avrebbero fatto molto comodo.
Quella di introdurre “misure maggiormente restrittive, abbassando l’incidenza a cercare di riprendere l’attività in presenza” è la linea del resto imposta anche dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: l’attenzione maggiore “va posta sulle attività extra-scolastiche” che si rimettono in moto dopo le festività natalizie, ha detto nell’ultima conferenza stampa al ministero della Salute.
Ed è in questo quadro che vanno inquadrare le disposizioni previste nella capitale, dove si è deciso il rientro degli studenti al 50% fino al 15 gennaio (come aveva anticipato prima di Natale il premier Giuseppe Conte); poi si dovrebbe passare al 75%, come invece indicato nel Dpcm dello scorso 3 dicembre.
Le due fasce orarie di ingresso negli istituti scolastici superiori romani saranno quella delle 8 (per il 40% degli studenti in presenza) e una alle 10 (per il rimanente 60%).
Una opportunità, quella dell’entrata alle 10, che non ha trovato il consenso dei presidi: Mario Rusconi, leader Anp Lazio, ha ad esempio ricordato che soprattutto gli istituti tecnici e professionali, che fanno un orario maggiorato, rischierebbero di mandare gli studenti a casa nel pomeriggio inoltrato, con ripercussioni negative inevitabili.
Sempre dal testo firmato dal prefetto risulta pure che le lezioni andranno pianificate su cinque giorni, ma quando si passerà al 75% in presenza si potrà andare a scuola anche il sabato (con entrata unica alle ore 8), così da ridurre la presenza degli studenti di circa un sesto.
Nel frattempo, anche i trasporti pubblici rimoduleranno la loro offerta con servizi aggiuntivi. Cotral prevede di potenziare i servizi nelle ore di punta attraverso circa 220 autobus di servizio aggiuntivo, e di riprogrammare il servizio sulla base dei nuovi orari. Atac, invece, prevede di “sub-affidare ad operatori esterni alcuni lotti di linee a bassa frequentazione”, consentendo così di “recuperare risorse che saranno reinvestite nel potenziamento delle linee scolastiche e per garantire il 50% di riempimento”, per un totale di 122 vetture da utilizzare sulle linee più frequentate dagli studenti.
Gli accessi alle metropolitane dovranno essere contingentati, “con forze aggiuntive rispetto a quelle messe in campo da Atac”.
Sono previste inoltre 70 vetture (a cura di Astral) per delle ‘linee ad anello’ “funzionali al rafforzamento del supporto alle metro e nello stesso tempo ad aggiungere destinazioni di penetrazione verso il centro città agli utenti del Cotral”.
Per finanziare il tutto, dalla Regione sono arrivati 10 milioni (destinati al servizio extraurbano), mentre dallo Stato finora poco meno di 10,5 milioni, cioè l’80% di quanto stanziato dal Ristori-bis; denaro, quello dell’acconto, che dovrebbe arrivare all’inizio di gennaio.
E la legge di Bilancio, in via di approvazione, prevede ulteriori fondi per i servizi aggiuntivi: 200 milioni a livello nazionale, ma ancora non è nota la quota che spetterà al Lazio. Il fabbisogno per il periodo gennaio-giugno 2021 è di circa 40 milioni.
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