Lunedì 26 aprile circa un milione e 700 mila studenti delle superiori dovrebbero tornare in classe: sono il 70% dei frequentanti, tranne la Sardegna, l’unica Regione rimasta ‘rossa’, dove si manterrà la divisione tra i 73 mila allievi, che quindi si divideranno equamente tra presenza e DaD. Il condizionale è d’obbligo. Perché molti istituti non hanno ancora disposto l’incremento di studenti al 70% previsto dal Decreto Legge n.52 del 22 aprile, ribattezzato Decreto riaperture. E difficilmente riusciranno a farlo.
Poco tempo per adeguarsi
Il giorno dopo, il capo dipartimento Stefano Versari ha pubblicato la nota n. 624 che ha fornito indicazioni attuative del decreto. Solo che, come si era prospettato nel corso della live della Tecnica della Scuola con i dirigenti Anp Antonello Giannelli e Cristina Costarelli, le scuole non hanno avuto il tempo materiale per mettere in atto le disposizioni ministeriali giunte a ridosso del fine settimana. Anche perché i dispositivi anti-Covid non risultano potenziati. E in quasi nessun caso sono stati forniti spazi aggiuntivi o sistemi di verifica, come i tamponi rapidi.
Il problema principale, soprattutto nei licei, frequentati da un numero di studenti spesso a ridosso del limite massimo consentito, è quello di verificare se la presenza di quasi 20 ragazzi in aula (nei casi non rari di classi con oltre 28 iscritti) sia compatibile con le norme del Cts sul distanziamento. E anche con il protocollo sulla sicurezza nelle scuole sottoscritto lo scorso mese di agosto.
La possibilità di Versari
Per evitare troppe concentrazioni di studenti nelle scuole, il capo dipartimento Stefano Versari ha aperto alla possibilità di “adottare misure di flessibilità oraria che consentano di modulare gli ingressi e le uscite degli studenti e di svolgere le attività didattiche e formative in tempi e spazi diversi”.
In questo modo, gli studenti potrebbero non concentrarsi tutti nell’orario di punta. E ridurre i rischi da contagio che, soprattutto nei grandi centri, sui trasporti risultano decisamente alti.
Scaglionamento, difficile e non risolve
Lo scaglionamento degli orari di entrata e uscita è una facoltà che però non solo non incide sulle singole classi (lasciando inalterato il problema del sovraffollamento in aule), ma sul piano pratico comporta pure non pochi problemi. Cambiare l’orario scolastico di più classi non è cosa semplice. Anzi, in certi casi è quasi impossibile, poiché in moltissimi istituti prestano servizio dei docenti impegnati su più scuole: il cambiamento dell’impegno orario non è detto che si “incastri” con quello degli altri istituti superiori.
A farlo presente è anche l’Anp Lazio: nel rispondere al direttore generale Rocco Pinneri, il direttore Usr Lazio che per portare gli studenti in presenza al 70% ha spiegato che bisogna ricorrere al turno delle ore 10, il sindacato guidato da Mario Rusconi ha replicato che l’entrata alle ore 10 comporterebbe due problemi: “la necessità di un’uscita in orario pomeridiano, ma soprattutto ciò comporterebbe la necessità di rifare completamente l’orario scolastico (i docenti delle quinte insegnano anche in altre classi), strada non percorribile in questo momento dell’anno”.
Quasi nessuno ha fatto tutto
Le scuole stanno valutando la situazione. Alcuni dirigenti hanno già convocato il Consiglio d’Istituto, altri si sono consultati con lo staff e stanno verificando il da farsi.
Solo una parte minoritaria di istituti è riuscita ad applicare le nuove indicazioni in poche ore.
In alcuni casi, però, potrebbe non cambiare nulla. Come in Campania, che sebbene sia stato collocato in zona gialla ha deciso di mantenere in presenza il 50% degli studenti.
Il caso della Campania
La decisione è stata presa anche in virtù dell’ordinanza emessa ieri dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che consente ai dirigenti scolastici di attestarsi al 50% della didattica in presenza in tutti quei casi in cui “risulti incompatibile l’applicazione delle linee guida del Dm n.39/2020”.
E così le circolari delle scuole superiori emesse dai dirigenti – scrive l’Ansa – confermano in molti casi le modalità già in vigore nella settimana che si è appena conclusa. Tra le scuole che mantengono il 50% di studenti in presenza c’è il liceo classico Sannazaro. A riportare invece in classe il 70 per cento degli studenti sarà il liceo scientifico ‘Labriola’.
Diverso il ragionamento messo in campo in altre scuole, come i licei ‘Vico’ e ‘Umberto’, che hanno deciso di riportare in aula tutti gli studenti delle ultime classi che dovranno affrontare l’esame di maturità mentre gli altri proseguiranno con la DaD.
Nei prossimi giorni capiremo se il caso della Campania è isolato oppure, come probabile, è solo il primo di tanti.