I dati ufficiali sul Covid-19 si riducono leggermente, ma fanno pur sempre registrare oltre 15 mila nuovi contagiati e 300 decessi al giorno. A fronte di questi numeri, non tutti gli scienziati sono d’accordo con la riapertura delle attività maggio e nemmeno con il rientro in classe generalizzato a partire dal 26 aprile, come annunciato dal premier Mario Draghi in conferenza stampa e confermato dal ministro Patrizio Bianchi. Chi si scaglia in modo netto contro questa strategia è il professore Massimo Galli, direttore del reparto di Infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano.
“Rischio calcolato? Calcolato male. Abbiamo ancora 500mila casi attivi, che significa averne il doppio, perché non possono che essere più di così visto che ce ne sono sfuggiti molti”, ha detto Galli il 16 aprile, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, ricordando che “abbiamo somministrato appena 23 dosi e mezzo di vaccino ogni 100 abitanti, e ci sono ancora molti anziani non vaccinati”.
Il professore ha anche esteso il suo disappunto contro la riapertura indistinta delle scuole. È convinto che con questo andare, riaprendo prima del tempo, in autunno saremmo daccapo.
“Il sistema dei colori – ha specificato Galli – non ha funzionato, basta vedere la Sardegna” che in pochi giorni è passata dal bianco al rosso.
“La curva dei contagi vede una flessione appena accennata, ma temo che avremo presto un segno opposto. A meno che non riusciamo a vaccinare così tanta gente da metterci al sicuro in fretta, ma non mi sembra questo il caso. Rimango in allerta e con grande preoccupazione”. Il rischio, ha concluso Galli sperando di sbagliarsi, è che in autunno staremo di nuovo chiusi in casa.
Intanto, sabato 17 aprile il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Cnr, ha fatto sapere che l’analisi della curva dei contagi da virus SarsCoV2 in Italia “negli ultimi giorni rivela segnali iniziali di frenata, probabilmente dovuta al ritorno alla didattica in presenza”.
Dall’analisi – realizzata studiando le differenze percentuali settimanali della curva della percentuale dei positivi sui tamponi molecolari e la curva dell’incidenza di tutti i positivi – emerge che, a dieci giorni dalle riaperture, in 11 delle 107 province italiane, l’incidenza dei positivi nell’ultima settimana superava la soglia della zona rossa, ossia 250 casi a settimana per 100.000 abitanti; altre 14 province superavano il valore 200.
“Alla luce di questi dati – osserva Sebastiani – sarebbe opportuno che le riaperture avvenissero a fine maggio, quando avremo vaccinato in modo completo, ossia con entrambe le dosi, tutte le persone con 70 anni o più, che corrispondono all’86% della mortalità per Covid-19, salvando così almeno diecimila vite umane”.
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