Il ritorno scuola deve avvenire nella massima sicurezza. E non basterà l’utilizzo delle mascherine o del gel disinfettante, ma servirà agire sugli organici, sulla metratura delle aule, approfittando dei quattro mesi di chiusura forzata (tranne gli istituti superiori dove si prevede la maturità in presenza), ed in generale sugli investimenti per l’istruzione pubblica: a sottolinearlo, in modo unanime, sono i sindacati della scuola, dopo avere appreso dal premier Conte che le scuole riapriranno a settembre e che stiamo entrando nella fase 2.
“Se intendono riaprire le scuole a settembre – ha detto Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil parlando all’Ansa -: dovrebbero avviare immediatamente un confronto con le organizzazioni sindacali e garantire le condizioni di sicurezza per la didattica in presenza che per noi è fondamentale”.
Per il sindacalista è il momento non solo di assumere in ruolo i precari con titoli, ma anche di allargare il numero di docenti e Ata: “nessuno degli interventi che saranno necessari si potranno far fare senza una azione straordinaria a partire dagli organici: è il momento di fare quelle scelte che in passato non sono state fatte; ovvero nell’investire nel tempo scuola e sul ripensamento degli spazi”, ha sottolineato il leader Flc-Cgil.
Per fare questo è bene che “gli impegni finanziari che il governo sta mettendo in campo ci siano” anche per “la scuola, l’istruzione la ricerca”.
A preoccupare sono soprattutto le scuole ospitanti i bambini più piccoli: “Naturalmente – ha sottolineato Sinopoli – dobbiamo prestare subito una attenzione particolare alla primaria e all’infanzia rispetto alle quali condizioni di distanziamento sono più complicate: dovremo pensare inevitabilmente a classi più piccole, ad una organizzazione diversa”.
Il problema riguarda anche altri Paesi: in Francia, il Consiglio scientifico che collabora con il governo per superare l’emergenza Coronavirus ha raccomanda che per gli studenti delle scuole medie e superiori, così come per i loro insegnanti, “sia obbligatorio” l’uso della mascherina quando riprenderanno le lezioni a partire dall’11 maggio.
Mentre il Consiglio francese ha detto di ritenere, invece, “impossibile” l’uso della mascherina nella scuola dell’infanzia.
Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola ha chiesto che le condizioni di sicurezza” siano “un preciso interesse di tutta la collettività”. A questo scopo, “come Cisl Scuola abbiamo diffuso pochi giorni fa, insieme alla Confederazione, un documento che fissa in modo puntuale e preciso le questioni da affrontare”.
A questo scopo, la sindacalista Cisl ha auspicato che “si faccia per la scuola ciò che si è fatto tra Governo e parti sociali con i protocolli condivisi su salute e sicurezza. È un lavoro da fare subito, anche se il Governo sembra ormai orientato ad una riapertura a settembre, il tempo a disposizione non è molto, proprio per la particolare complessità dei problemi”.
“Un bel segnale – conclude la Gissi – sarebbe intanto decidere che gli esami di maturità si facciano in presenza, e non a distanza. Noi lo abbiamo chiesto anche proponendo un emendamento al decreto legge 22/2020 nel corso dell’audizione in Commissione Senato la settimana scorsa”.
Anche per Pino Turi, segretario della Uil Scuola, “serve una strategia e subito perché settembre sia la volta buona, serve sapere come si apre oltre che quando si apre. Se il ministro pensa che si possa proseguire come quest’anno con navigazione a vista, a nostro parere, sbaglia di molto”.
A colloquio con l’Ansa, Turi ha detto che “dobbiamo attendere la Commissione di esperti e va bene, ma non vorremmo assistere ad una sommatoria di provvedimenti scollegati e scoordinati. Noi siamo sempre più convinti che ci sia bisogno di una legge che dia quelle risposte urgenti alla situazione in atto”.
Per il sindacalista Uil bisogna confermare gli organici di quest’anno: “serve un provvedimento che dia continuità didattica, quella vera, per cui ogni alunno possa contare sullo stesso docente, sullo stesso Dsga, e personale Ata che della didattica sono il complemento necessario. Ancora non sappiamo come si faranno gli esami di stato e come si potrà recuperare l’anno scolastico che al netto della cosiddetta didattica a distanza, è stato dimezzato dalla pandemia”.
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