Il Covid-19 non passerà senza lasciare uno strascico profondo nella nostra scuola, e non solo a breve termine, ma anche con la riapertura del nuovo anno a settembre.
Infatti è stato firmato nei giorni scorsi dalle organizzazioni sindacali e il ministro per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone un protocollo che riguarda tutto il pubblico impiego dove si parla, tra l’altro, della «necessità di contingentare l’accesso agli spazi comuni, mense, aree di attesa, con la previsione di una ventilazione o aerazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di questi spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza».
E dunque in questa fattispecie entra anche la scuola e forse a maggior titolo visto che interessa e coinvolge altre sette milioni si alunni, altrettante famiglie e un milione circa di personale.
L’8 aprile, diverse testate giornalistiche indicano come più che possibile il rientro in classe a settembre, quindi col nuovo anno scolastico. Non solo: si potrebbe “andare in classe una volta al mese, proseguendo nel tempo restante le lezioni a distanza; ripristinare i doppi turni, eliminando le cosiddette “classi pollaio”, prevedere un numero maggiore di turni a mensa per evitare affollamenti nei refettori degli edifici scolastici”.
Certamente questo scenario si presenterà, se nel frattempo non saranno trovati rimedi medici che elimineranno totalmente ogni rischio di contagio da Covid-19.
«La chiusura prematura di questo anno scolastico è sempre più vicina – dice Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola – e dobbiamo affrontare l’apertura del prossimo, condividendo con la ministra Azzolina un percorso. Il protocollo sulla sicurezza sottoscritto con la ministra Dadone, ora deve essere tradotto con misure specifiche per organizzare la scuola da settembre. Le scuole in Italia non sempre sono strutturalmente adeguate: la ministra Azzolina si dovrebbe preoccupare di avere, oltre ad un piano B e C , anche un piano di riserva concordato con la Protezione civile e i ministeri, partendo dal potenziamento degli organici: invece sono stati preannunciati dei tagli».
E infatti, si starebbe pure profilando, soprattutto nelle are del sud, una diminuzione di circa 70 mila studenti il prossimo anno, la cui conseguenza sarebbero complessivamente circa 8 mila docenti in meno tra organico di diritto e di fatto.
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