In Italia cresce la povertà, con tutto quello che ne consegue: anche la minore cura del corpo, che tra i piccoli si può tradurre nella scelta di liberarsi dai pidocchi aspettando che se ne vadano, senza quindi attuare alcun trattamento. E va ricordato che le scuole anche in questi casi non possono allontanare gli alunni.Il fenomeno si è riscontrato nel corso di questa estate. “Sono giunte già alcune segnalazioni da parte dei pediatri, riscontrate durante le verifiche della situazione delle Bandiere verdi”, ha detto all’Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani, professore ordinario di pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta.
L’incremento dei casi di pediculosi nei mesi di luglio e agosto non è una contraddizione: l’alta temperatura, infatti, ne favorisce la proliferazione. Sono sufficienti solo 30 secondi perché i pidocchi si spostino da una testa infestata all’altra, ha spiegato la rivista scientifica canadese e presente negli archivi dei National Institutes of Health.
Ecco perché “basta solo un bambino”, continua Farnetani, porti i pidocchi per incorrere un maxi infestazioni” e non a caso “la ripresa delle scuole coincide con un incremento”. Probabilmente, la riduzione del numero di alunni collocati in ogni classe potrebbe ridurre i rischi di proliferazione della pediculosi.
Il pediatra aggiunge che a complicare tutto c’è il dato oggettivo di tante persone che quest’anno “non si sono potute permettere di acquistare, fra i vari beni, anche i prodotti per trattare e debellare la pediculosi: è già successo in passato, durante la crisi economica del 2008-2009″. L’invito del pediatra ai genitori è quindi quello di “prestare particolare attenzione in vista del ritorno fra i banchi”.
In media, l’infestazione i pidocchi ha colpito ogni anno circa il 10% dei bambini della scuola primaria.
“Il pidocchio adulto – ricorda la sezione Salute dell’agenzia di stampa – ha le dimensioni di un seme di sesamo, ha 6 zampe e assume la tonalità del capello che infesta. La femmina depone uova gialle, lucide e ovali (lendini) che si fissano saldamente al fusto del capello vicino al cuoio capelluto”.
“Entro una settimana le lendini si schiudono, il parassita matura e diventa adulto nei giorni successivi e può vivere fino a un mese sulla testa di una persona: nel corso di un mese le varie specie possono deporre sull’ospite dalle 80 alle 300 uova”.
Oltreoceano è già cominciata l’attività di sensibilizzazione delle istituzioni sanitarie rivolta ai genitori in vista dell’inizio delle scuole.
“I casi di pediculosi sono presenti in tutte le regioni italiane e in tutti i ceti sociali. Va specificato bene che contrarli non è legato a basse condizioni socio economiche e non è neanche sinonimo di scarsa igiene”: ritrovarsi con pidocchi in testa, soprattutto dietro le orecchie e all’altezza della nuca, è quindi solo una questione di ‘sfortuna’. Il continuo prurito rimane il segnale più comune della loro presenza.
“I prodotti per eliminarli – spiega ancora il pediatra Farnetani – sono a base di piretro o piretrine di sintesi. Questi trattamenti non sono dispensati gratuitamente dal servizio sanitario nazionale e io auspico che lo diventino. Perché in media costano almeno 10 euro a confezione. Alcuni tipi possono arrivare anche ad avere un prezzo di 30 euro”.
Il pediatra ricorda che “durante il lockdown e con il distanziamento anti-Covid ci fu un calo nettissimo dei casi di pediculosi. Soprattutto con l’arrivo del freddo, questo rischio di infestazione cresce per il maggior uso di cappelli e sciarpe, che possono essere un veicolo di trasmissione”: se appesi sullo stesso gancio o nello stesso armadietto e il gioco è fatto; in casa basta scambiarsi le spazzole, o poggiare la testa sullo stesso cuscino.
Ai genitori Farnetani dice che con l’inizio della scuola sarebbe bene “controllare un giorno alla settimana fisso le teste dei propri bambini”, meglio un pettinino, “magari il sabato o la domenica, giorni in cui si è più liberi e, in caso di ‘avvistamenti’ si può tempestivamente intervenire”.
Mentre risulta spesso “Inutile tagliare i capelli, se non nei rari casi in cui si è determinata una grave infezione del cuoio capelluto”. Inoltre, è indispensabile lavare abiti e biancheria da letto della persona infestata”.
Quello della pediculosi in aumento è uno dei motivi aggiuntivi perché, conclude il pediatra, “venga reintrodotta la figura del medico scolastico, che può intervenire, verificare e guidare anche nei casi di infestazioni da pidocchi. La collaborazione fra insegnanti, pediatri, istituzioni scolastiche e sanitarie può fare la differenza”.
Tra i presidi, comunque, il problema non sembra così rilevante. Secondo Maria Rosa Monterosso, dirigente del Liceo Alessandro Volta di Reggio Calabria non vi sono motivi di “allarme. Io credo che sia necessario, come in tutti i casi, un approccio di estremo equilibrio”.
“A parte la normale profilassi, – spiega Monterosso sempre ad Adnkronos Salute – non è possibile prevenire il problema, se non applicando i consueti comportamenti, utili all’igiene personale e collettiva. Perciò, eviterei di attribuire alla possibilità di pediculosi un’enfasi eccessiva e valorizzerei il bello del ritorno a scuola, del ritrovarsi in un’atmosfera di gioia all’insegna delle novità”.
“E’ un problema soprattutto nel primo ciclo scolastico, cioè con i più piccoli. Come intervenire? Maestra, docente e dirigente scolastico non possono allontanare il bambino o ragazzo dalla scuola”, ricorda Cristina Costarelli, a capo del Liceo Newton di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio.
“Ciò che il preside può fare – continua la ds – è una circolare nella quale si invitano i genitori, le famiglie a fare un controllo accurato, in particolare in autunno, periodo di più facile proliferazione del parassita”.
E se l’alunno viene a scuola con i pidocchi? “Qualora il docente se ne accorga, avverte il preside e garbatamente viene chiesto alla famiglia di fare un controllo ancora più attento, di tenere a casa il bambino o ragazzo, e di prendere i dovuti provvedimenti”. Tuttavia, “nel caso in cui i provvedimenti richiesti non vengano attuati, dirigente scolastico e docenti non possono allontanare l’alunno dalla scuola e in questo caso è necessario l’intervento della Asl e del personale sanitario preposto. La scuola può solo raccomandare e invitare la famiglia ad intervenire, dopodiché – conclude Costarelli – spetta al personale sanitario dell’Asl di competenza” prendere i provvedimenti del caso.
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