Si torna scuola. I primi a rientrare in classe saranno gli alunni della provincia autonoma di Bolzano, il 5 settembre. Gli ultimi saranno invece gli allievi di Emilia-Romagna, Lazio e Toscana, dieci giorni dopo. Ma con quale stato d’animo si riprenderanno le lezioni? “Quest’anno sarà un anno più duro del solito”, a partire “dagli adolescenti”, dice con sicurezza la psicoanalista Adelia Lucattini, componente della Società Psicoanalitica Italiana, perché rimangono vivi “il disagio emotivi e i disturbi psicologici” dell’esperienza del Covid “come depressione e difficoltà di socializzazione. Infatti, a causa del lockdown, della DAD, dell’isolamento sociale e dello svantaggio negli apprendimenti causati da tre anni di pandemia, la scuola non è più così attrattiva e allettante, poiché spaventa”.
Secondo la psicoanalista “le scuole hanno ripreso con ritmi e richieste prepandemici: parliamo di una scuola fortemente burocratizzata, spesso schiava del registro elettronico e delle questioni amministrative. Cosicché le materie scolastiche diventano più una questione di ragioneria, che di contenuti. La fanno ormai da padrone, la contabilità delle verifiche, con numeri, percentuali e decimali anche nelle valutazioni. Basti pensare al ritorno dei test Invalsi”.
La dottoressa Lucattini sostiene che si tornerà in “una scuola che sembra “arretrata”, un po’ per ragioni intrinseche e un po’ a causa degli sconvolgimenti comportati dal Covid-19. Non si può ignorare un evento epocale, come la pandemia con tutto quello che ha comportato e ricominciare come se non ci fosse mai stato, come se nulla fosse accaduto”.
La psicoterapeuta sostiene che sarebbe servita “un’elaborazione degli eventi traumatici causati dalla pandemia a partire proprio dalla scuola. Invece, non pare vi siano al momento azioni che vadano in questa direzione, basta pensare che agli insegnanti non sono state offerte possibilità, come i gruppi Balint, per affrontare le proprie difficoltà, legate all’essere stati coinvolti come professionisti, docenti, pedagoghi e educatori, e come persone, individui, che hanno vissuto le numerose vicende della pandemia, insieme ai loro familiari”.
Anche durante il lockdown, la dottoressa Lucattini si soffermò sulle possibili crisi ansioso-depressive in aumento tra gli insegnanti: in quell’occasione parlò della “paura di ammalarsi dei docenti italiani, i più anziani d’Europa secondo l’Ocse, con il 60% al di sopra dei 50 anni nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, contro una media del 34% fra i Paesi sviluppati”.
È un dato di fatto che nei tre anni passati si è registrata tra gli adolescenti una crescita delle sindromi ansioso depressive, che possono essere complicate dall’uso di farmaci, alcol e altre droghe stupefacenti. “Ci sono sindromi post pandemiche”, conferma Adelia Lucattini “che hanno un andamento endemico e che coinvolgono più del 50% degli adolescenti in forme da lievi a gravi. La pandemia, purtroppo, per molti ragazzi è capitata in un periodo delicato, in uno snodo evolutivo cruciale come è l’adolescenza, in cui sono in pieno sviluppo psicofisico”.
E ancora: “Gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre, per alcuni studenti delle scuole superiori, sono sinonimo anche di esami di riparazione, sempre causa di stress e non di rado, somatizzazioni gastrointestinali, dermatologiche, cardiache, muscolari”. L’attività fisica, come in altri casi, risulta utile per scaricare la tensione, ridurre lo stress, aumentare la produzione di endorfine ed affrontare con un umore migliore le prove che li attendono.
“Durante gli esami di riparazione e tutto l’anno scolastico, è importante che i ragazzi assumano anche i giusti integratori per la memoria, per l’attenzione e la concentrazione, quando è necessario anche per il sonno”.
Secondo l’esperta è anche” importante che i genitori parlino con i loro figli e li aiutino a non passare troppe ore davanti ad uno schermo, a non stare troppo tempo seduti, invitandoli a trascorrere più tempo all’aria aperta”.
Per Adelia Lucattini, un ruolo fondamentale deve essere svolto dalle famiglie dei ragazzi. “In assenza di servizi specifici a scuola”, conclude, “i genitori potrebbero optare per delle consultazioni psicoanalitiche per migliorare la salute dei loro figli. È importante parlare costantemente con i figli di tutto, delle loro aspirazioni, desideri, ambizioni e progetti come anche dei pericoli dell’alcol e delle altre droghe. Naturalmente, della sfera sentimentale e all’età giusta, anche di quella sessuale, un tempo compito di zie e zii, talvolta dei nonni, oggi appannaggio dei genitori che possono però avvalersi di specialisti: ginecologi, urologi, sessuologi e psicoanalisti”.
“È importante – conclude la psicanalista – che i genitori esercitino il loro controllo con buon senso e discrezione rimanendo però sempre la “base sicura”, in cui i figli possono rientrare, durante il lungo processo della loro individuazione, del cammino verso l’autonomia, fino all’indipendenza dalla famiglia”.
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