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Ritorno a scuola, con la febbre non si individua l’infezione da covid. Lo dice Richeldi (Cts)

Il tema misurazione della temperatura in vista della riapertura scuole è senza dubbio fra i più dibattuti: se un alunno ha 37,5° di temperatura non potrà andare a scuola. Ma non tutti sono d’accordo sull’importanza della misurazione della temperatura come fattore determinante per prevenire un eventuale contagio a scuola.

La febbre non dice che hai l’infezione

Fra questi c’è Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico, che esprime il suo parere sul tema ritorno a scuola nel corso della trasmissione In Onda su La7.

La misura della temperatura corporea non è un metodo molto preciso per indicare l’infezione da Sars-Cov 2“, dice il componente del Cts, che spiega quindi come la questione misurazione della temperatura debba essere forse ridimensionata e inserita in un contesto diverso.

Io ho sempre verificato se i miei figli avessero la febbre prima di andare a scuola – prosegue il medico -. Mi sembra un eccesso dire che dobbiamo usare un unico termometro. L’indicazione è stata dare questa responsabilitàà alle famiglie, è una responsabilità genitoriale“.

Piuttosto, Richeldi punta sul distanziamento in classe e sul buon senso: “serve buon senso, è importante garantire il distanziamento. I bambini si svegliano a casa, il bambino che ha la febbre viene identificato per primo dai genitori“.

Misurare la temperatura a casa o a scuola?

Nei giorni scorsi il tema si è sviluppato fra i sostenitori della misurazione della febbre a casa, come indicato dallo stesso Ministero, e chi invece propende per la misurazione a scuola.

A tal proposito, virologi come Andrea Crisanti, hanno espresso perplessità sulla misurazione della temperatura degli alunni a casa: “la febbre va misurata a scuola con strumenti uguali per tutte le scuole. Non credo che le misurazioni in 8 milioni di famiglie possano dare un risultato univoco con misurazioni in bocca, sotto l’ascella…”.

Anche Massimo Galli, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, si schiera contro la misurazione della temperatura a casa: “la temperatura degli alunni misurata a casa è insufficiente e non può funzionare”, sostiene Galli, spiegando che “se vogliamo che questo dato sia utile la rilevazione va fatta a scuola”, perchè, in Italia “esistono molti tipi di termometri diversi e varia l’interpretazione”.

Ricordiamo che in Regioni come la Campania, si sta procedendo all’acquisto di termoscanner per le scuole in modo da misurare la temperatura all’ingresso a studenti e personale scolastico.

Fabrizio De Angelis

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