La riapertura scuole resta piena di interrogativi e perplessità. E a sollevarli non sono solo i sindacati, i dirigenti scolastici o i docenti. Anche i genitori degli studenti sono preoccupate per il ritorno a scuola di settembre. Le famiglie, restano infatti parte attiva del sistema educativo italiano.
E se ci sono temi che toccano tanto le famiglie tanto “gli addetti ai lavori”, alcuni aspetti della riapertura delle scuole sono di “esclusiva” appartenenza della sfera familiare e genitoriale. O quasi.
Per questo motivo, La Tecnica della Scuola, ha posto alcune domande a Chiara Iannarelli, vicepresidente dell’associazione Articolo 26, composta proprio da famiglie ansiose di comprendere come far rientrare a scuola i proprio figli.
Quali sono le principali preoccupazioni delle famiglie in merito al rientro a scuola?
Troppe! Le famiglie temono che i loro propri figli rientrino nel 15% di studenti che non potranno tornare in presenza, temono di assistere al carosello di insegnanti e supplenti e che la Dad sia riproposta diffusamente come unica soluzione alle difficoltà di tornare in presenza con danni irrecuperabili su bambini e ragazzi e snaturando il fondamentale carattere relazionale della scuola. C’è inoltre un timore anche in ordine al rischio di contagio, in quanto secondo le indicazioni del ministero la scuola non intende assumersi la responsabilità sanitaria nei riguardi degli allievi come viceversa devono fare i negozi e le aziende in riferimento ai loro clienti. I genitori temono infine che i ragazzi trovino una scuola non rinnovata ma solo medicalizzata e disumanizzata tra mascherine distanze e banchi singoli, e do non essere adeguatamente coinvolti nelle scelte che riguardano la salute ed il benessere dei propri figli. Certo è che se dopo 6 mesi per i ritardi nelle scelte e per i limiti strutturali accumulati dalla nostra scuola per anni di centralismo burocratico le lezioni non ripartiranno per tutti, sarà un fallimento drammatico e un colpo mortale a questa generazione, alle famiglie e al paese
Manderete i vostri figli a scuola con i mezzi pubblici nonostante già in alcune regioni il distanziamento fisico sia saltato?
C’è grande incertezza anche su questo tra le famiglie, in assenza di notizie sul Tavolo di Concertazione sui Trasporti previsto dal Piano per la Riapertura e con regioni che avranno risorse diseguali. Si dovrebbero affrontare le diverse esigenze locali coi Patti Territoriali in sinergia tra scuole, enti locali e famiglie. Ma anche qui si arriva con drammatico ritardo: pensiamo alle Consulte Locali dei genitori un tempo diffuse in Italia ma ormai lasciate morire. Così le famiglie dovranno di nuovo sobbarcarsi il peso della situazione, con la loro ricchezza di relazioni e inventiva, aiutandosi tra loro, facendo i salti mortali… E purtroppo si ripresenteranno le discriminazioni culturali, economiche ed organizzative che si sono rivelate durante il lock down tra famiglie con più risorse e quelle in stato di difficoltà. Nel caso non vi siano le garanzie di sicurezza (o di scuola in presenza), le famiglie dovranno poter ricorrere all’Istruzione parentale o – solo come estrema ratio e facoltativamente- all’istruzione domiciliare via DAD.
Come farete ad organizzarvi con gli orari scaglionati e quindi orari di ingresso e uscita “scomodi” per le famiglie, specie in quelle dove lavorano entrambi i genitori?
Anche in questo caso si ripresenteranno le disuguaglianza e le discriminazioni di cui purtroppo il Paese non si è fatto carico da sei mesi, riversando sulle famiglie ogni difficoltà e disagio. Con molti papà e soprattutto mamme che non potranno tornare al lavoro. Da tempo la nostra associazione ha fatto formali proposte al MIUR perché non si verifichi quanto ventilato richiamando l’importanza di scuole aperte al territorio, piena autonomia scolastica, libertà di scelta educativa delle famiglie, rafforzamento del sistema integrato tra scuole statali e paritarie, costo standard per allievo per abbattere le rette e permettere l’accesso alle scuole pubbliche paritarie per tutti.
Se dovesse tornare il covid a livelli preoccupanti e quindi il lockdown, ci sarà una nuova stagione di Dad. Pensa che le famiglie e le scuole si faranno trovare stavolta preparati?
Per fortuna i dati non fanno pensare a questo e va detto che i tassi di contagio tra i piccoli sono quasi nulli e che per bambini e adolescenti, relazione e socializzazione sono vitali e la Dad non dovrà né potrà mai sostituire se non marginalmente la scuola in presenza. Se in teoria dovesse servire la Dad poi, molte sarebbero ancora le famiglie in difficoltà – qualcuno pensa a quelle disagiate, a chi ha più di un figlio o dove non esiste la linea veloce? – E soprattutto molte scuole restano non in grado di garantire DAD adeguata per problemi strutturali nonostante alcuni passi fatti e non tutti i docenti – seppure molti hanno dato il massimo- sono preparati o lo possono diventare ad oggi. I poteri forti, a partire dai sindacati e dai partiti finora hanno protetto il personale ma non si sono fatti carico delle problematiche della generalità dei cittadini, a partire dai più svantaggiati. Come associazione di genitori auspichiamo che cresca tra le famiglie la consapevolezza che la voce dei genitori e le loro esigenze non troveranno ascolto in un sistema democratico se non si associano in difesa dei loro diritti e della giustizia per contribuire ad una scuola migliore. La famiglia italiana è la più trascurata e discriminata, in particolare nel sistema scolastico ma non solo, tra le famiglie europee e ne abbiamo avuto purtroppo riprova sempre nei casi di emergenza come quello attuale del COVID