“Ci hanno fregato, vogliamo chiedere al presidente Draghi e al presidente Cirio di far ripartire anche le seconde, le terze e i licei perché non sono diverse dalle altre classi. A scuola c’è più controllo, lo dicono anche gli scienziati“. A dirlo all’Ansa è Anita, una delle studentesse torinesi simbolo della lotta contro la didattica a distanza: la ragazza è delusa, perché il 7 aprile nella sua Regione, come in altre dove l’allerta Covid è da “rosso”, dalla seconda media in poi si continuerà a fare lezione tramite i collegamenti on line.
Perchè la prof di matematica sta in classe solo in prima?
“Non capiamo perché la nostra insegnante di matematica in prima fa lezione in presenza, mentre con noi in Dad”, incalza la compagna Lisa. E sottolinea che se il nuovo decreto in vigore proprio dal 7 aprile dovesse confermare le intenzioni annunciate nei giorni scorsi dallo stesso premier Mario Draghi, con le lezioni garantite solo fino alla prima media, la contestazione contro l’utilizzo reiterato della DaD riprenderà più forte di prima. “Abbiamo la stessa grinta, anzi, di più di quando abbiamo incominciato la protesta”, tiene a dire la ragazza.
L’amarezza per il mancato ritorno in classe è tanta. “Noi a Pasqua non faremo sogni tranquilli”. Cosa vorremmo trovare nell’uovo? La comunicazione che la scuola sta per “riaprire, solo quello chiediamo”, concludono Anita e Lisa.
La protesta iniziò a novembre
Come i nostri lettori ricorderanno, Anita e Lisa frequentano la scuola media ‘Italo Calvino’ di Torino e sono diventate “famose” lo scorso autunno dopo avere deciso di seguire la DaD da fuori scuola anziché da casa: la decisione fu contrastata sia dalla dirigente scolastica del vicino liceo Gioberti di Torino, che ha prodotto una comunicazione ufficiale, affinché non si ripetessero situazioni del genere, sia dai docenti dell’Istituto comprensivo ‘Niccolò Tommaseo’ di Torino che fa parte dello stesso istituto delle due giovani “ribelli”.
“ll nostro senso di responsabilità – hanno scritto diversi docenti del ‘Tommaseo’ – affonda le sue radici nella consapevolezza che la nostra società civile si regge su delle regole necessarie alla convivenza ed in questo momento così drammatico. L’unico modo che abbiamo per superare questa crisi è proprio il rispetto delle regole”.
Cosa accadrà dopo Pasqua
In ogni caso, per dopo Pasqua il governo conferma l’intenzione di far tornare tutti in classe almeno fino alla prima media. Anche senza i dispositivi annunciati nei giorni scorsi per garantire maggiore sicurezza in classe, come l’effettuazione sistematica dei tamponi, l’uso di mascherine Fp2 e l’installazione degli areatori annunciati dal sottosegretario leghista Rossano Sasso e finanziati con 150 dei 300 milioni previsti dal decreto Sostegni.
Il programma, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, prevede che dal 7 aprile torneranno in presenza gli alunni fino a 12 anni pure nelle zone rosse, mentre in quelle arancioni saranno in classe quelli fino alla terza media e delle superiori (con quest’ultimi al 50%).