Il rientro in classe di oltre cinque milioni di alunni si prospetta in modo diverso da come sperava il governo Draghi: con il calo, seppure modesto, dei contagi da Covid, dopo il via libera anche nelle zone rosse, seppure solo fino alla prima media, sono infatti subentrate delle prese di posizione contrapposte da parte di addetti ai lavori e opinione pubblica. Ma soprattutto si stanno palesando delle indecisioni da parte di quegli enti locali che sulle date di chiusura delle scuole continuano ad avere l’ultima parola.
Dopo le perplessità espresse dal sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro, un avvertimento analogo è giunto dal presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: le Regioni, ha sottolineato, non possono allargare” sulla base di una decisione del Governo, “possono eventualmente restringere ulteriormente a fronte di casi particolari nella propria regione”.
Ad utilizzare a pieno questa possibilità, prevista dalla legge, sono state, ad esempio, le Regioni Campania e Puglia, che nel governo Conte bis hanno deciso ripetutamente di lasciare a casa molti più alunni di quanto avesse deciso il governo centrale.
Bonaccini ha poi comunque tenuto a specificare che per quel che lo riguarda si attiene “a quel che ha deciso il Governo: in Emilia-Romagna dopo Pasqua riapriremo fino alla prima media”.
Nel frattempo, comitati e associazioni, ma anche genitori, continuano a protestare: la richiesta è sempre quella di abbandonare del tutto la DaD. E, non a caso, il referente è quasi sempre la Regione.
Domenica 28 marzo hanno suonato, ad esempio, decine di campanelle in piazza a Napoli, davanti proprio la sede della Regione: la protesta è stata contrassegnata anche da alcune grida, ‘Vergogna, vergogna’, contro le scuole chiuse e ‘Dimissioni, Dimissioni’, perchè “l’Italia è stato il Paese d’Europa che ha tenuto più a lungo le scuole chiuse”, ha detto Palmira Pratillo, presidente dell’associazione Scuole Aperte.
Dal governo giungono messaggi proprio in direzione. “Subito dopo Pasqua – ha scritto in un post su Facebook, il sottosegretario del ministero dell’istruzione Rossano Sasso – le scuole riapriranno per i più piccoli, ma la speranza è che si possano riaprire per tutti. E insieme alle scuole molti italiani chiedono di poter riavviare le proprie attività. C’è voglia di tornare alla normalità, di avere prospettive, di progettare il domani”.
L’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina si è augurata che si riesca “a far tenere le scuole aperte anche nelle regioni più restie ad ammettere che la scuola è un perno centrale di questo Paese”.
In generale, ha aggiunto la grillina riferendosi agli alunni, “sono molto contenta che i più piccoli tornino in classe, ma si deve fare un ragionamento anche sui più grandi”.
Intanto, nelle regioni gialle e arancioni gli studenti delle superiori torneranno comunque a scuola, seppure al 50%. Solo che continueranno a viaggiare su mezzi pubblici spesso non particolarmente potenziati.
Lo ammette, senza giri di parole, la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini: parlando a ‘Che tempo che fa’, la forzista dice che per la scuola “resta il grande tema dei trasporti che rimane da affrontare ma se la curva migliorerà l’obiettivo è riaprire: non c’è il partito delle chiusure. I trasporti sono una lacuna che rimane da affrontare”, ha tagliato corto Gelmini.
Una circostanza, quella dei trasporti mai potenziati con conseguente rischio dei contagi rimasto elevato, che si sente in modo particolare nei grandi centri urbani e in moltissimi capoluoghi.
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