A poche ore dall’impegno preso dal presidente del Consiglio Mario Draghi di far tornare in classe breve almeno gli alunni più piccoli, arrivano segnali importanti in questa direzione: parlando a Sky TG24, Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, ha detto che “immediatamente dopo Pasqua si potrà riaprire la scuola e si potrà tornare ai sistemi delle colorazione delle Regioni. Anche nelle zone rosse, dopo aver controllato i parametri, le scuole possono riaprire fino alle medie”. Il sottosegretario ha ricordato che “adesso abbiamo una variabile positiva: il numero dei vaccini fatti in più”, ripetendo che quella di chiudere “è stata una scelta dolorosa e necessaria che però con il progredire della vaccinazione non lo sarà più”.
Chi ha la possibilità di anticipare i tempi è il Lazio, dove con la riduzione dei contagi gli alunni di infanzia, primaria e medie con ogni probabilità lunedì 29 marzo torneranno sui banchi.
Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro, Scuola e Formazione della Regione Lazio ha spiegato che “qualora i dati epidemiologici facciano tornare il Lazio in zona arancione da lunedì 29 marzo gli asili nido, le materne, le scuole elementari e le medie riapriranno con le attività in presenza”.
Disco rosso, almeno per ora, verso i più grandi. “Per quanto riguarda le superiori, queste rimarranno chiuse continuando ad assicurare la didattica a distanza”.
La decisione riguarda le giornate antecedenti le vacanze di Pasqua, cioè il 29, 30 e 31 marzo e sarà formalizzata nelle prossime ore con un’ordinanza regionale a firma del Presidente della Regione Lazio”.
“Con queste soluzioni – ha continuato l’assessore – crediamo di rispondere in modo adeguato alle esigenze delle famiglie e soprattutto di favorire gli studenti più piccoli, evidentemente più in difficoltà nell’apprendimento tramite computer. Fermo restando l’intenzione di tenere aperte le scuole il più possibile, nostra priorità da sempre, la chiusura degli istituti di secondo grado per le giornate antecedenti la Pasqua sono da attribuire anche a motivazioni di tipo organizzativo”.
Questioni che hanno a che fare con la necessità di introdurre la pratica abitudinaria dei tamponi per gli studenti proprio delle superiori.
Non è caso, proprio nel Lazio da lunedì 29 marzo e per tutto il mese di aprile, la Regione consentirà agli studenti di effettuare i tamponi senza ricetta medica negli hub regionali.
L’iniziativa sarebbe però allo studio anche a livello nazionale. Secondo Open, la testata fondata da Enrico Mentana, “il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi insieme al consulente Agostino Miozzo avrebbero un piano”: subito dopo Pasqua, il primo giorno di rientro “tutti gli studenti, bambini di nidi e materne comprese, dovranno essere sottoposti a tampone rapido. Un test che dovrà essere ripetuto ogni settimana. In caso di positività si procederà con il tampone molecolare a tutta la classe. Oltre al monitoraggio costante della possibile diffusione del virus tra gli studenti, l’obiettivo sarà quello di terminare le vaccinazioni dei docenti”.
L’idea ha trovato d’accordo anche diversi politici. “Immaginare di procedere a test periodici per studenti e docenti, così da tracciare l’andamento dell’epidemia a scuola, è una buona idea, soprattutto perché conferma l’intenzione del governo di riportare quanto prima i ragazzi tra i banchi”, ha detto Licia Ronzulli, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.
“Perché ciò avvenga – ha continuato Ronzulli – , come Forza Italia chiede da mesi, è chiaro sia indispensabile garantire la sicurezza sanitaria degli istituti che può essere raggiunta solo attraverso una campagna vaccinale a tutto campo per gli insegnanti e monitorando costantemente i contagi. Finalmente siamo sulla buona strada, continuiamo così”.
Va oltre il sottosegretario del ministero dell’Istruzione Rossano Sasso: “Faccio un appello all’Istituto superiore di sanità affinché dia la validazione per i test salivari per gli studenti come avviene in Francia, che proprio grazie a quelli ha mantenuto la didattica in presenza”, ha detto al’Ansa il leghista.
“L’imperativo – ha continuato Sasso – è quello di fare presto. Sono contento che il generale Figliuolo abbia già inquadrato il problema in tre settimane mentre negli scorsi 12 mesi tutto questo non è stato fatto. Per far partire i tamponi nelle nostre 40mila si potrebbe utilizzare la Protezione civile. Non ci limitiamo a dire: torniamo a scuola ma facciamo sì che avvenga in sicurezza”.
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