Sulla chiusura scuole e la conseguente gestione i genitori non sono stati coinvolti. Le premesse sulla gestione del ritorno in aula sembrano molto simili. Ma adesso i genitori chiedono al Ministero di essere coinvolti a 360°.
E’ la sintesi della posizione delle associazioni delle famiglie nei confronti della questione coronavirus e ritorno a scuola.
Nei giorni scorsi si è tenuto infatti un incontro tra Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della scuola (Fonags) e il Ministro Lucia Azzolina.
“Purtroppo le nostre associazioni sono state incontrate dal Ministro solo dopo ben 2 mesi dall’inizio dell’emergenza e dopo che gran parte delle decisioni sulla scuola sono state prese senza consultare i genitori, che detengono il primato educativo ai sensi della Costituzione e della normativa internazionale, tuona la portavoce di Articolo26 Chiara Iannarelli.
Si chiede un cambio di rotta
Proprio l’associazione Articolo26 ha chiesto al Ministro un cambio di rotta affinché le famiglie siano pienamente coinvolte per tramite dei loro rappresentanti a tutti i livelli: dalle singole scuole nei consigli di istituto, alle regioni e come interlocutori diretti del MIUR.
“Prediamo atto che la nostra richiesta che le associazioni di genitori siano presenti nella Task Force MIUR per la ripartenza della scuola, per essere coinvolte e costantemente informate, non è stata accolta dal Ministro in quanto sarebbe esclusivamente sede di consultazione di esperti. Si continua quindi a chiedere alle famiglie di portare il peso di questa crisi senza ricevere in controparte neanche la possibilità di partecipare alle decisioni più importanti che le riguardano”, prosegue Iannarelli.
Il presidente di Articolo 26, Carlo Stacchiola, ha aggiunto invece: “Anche la nostra richiesta di un lavoro fin da subito di sperimentazione per la riapertura in sicurezza, da effettuare nel rispetto dei principi dell’autonomia scolastica e della flessibilità, con adesione facoltativa di scuole e famiglie, ha trovato risposte troppo generiche; lo stesso per le forme di didattica che alunni e genitori si potranno aspettare a 4 mesi dall’avvio del nuovo anno scolastico. Resta il rischio di una didattica a distanza prolungata e non condivisa, uno scenario pesantissimo per la famiglie che devono programmare il rientro lavorativo continuando a prendersi cura dei figli”.
La didattica a distanza prolungata: un problema
“Come Articolo 26 la nostra richiesta di aiuto per tutti i genitori contro ogni forma di “nuova povertà educativa” è chiara”, conclude il Presidente, “e riguarda anche quelli delle scuole pubbliche paritarie, le quali rischiano di chiudere con un danno incalcolabile e facendo saltare tutto il sistema scolastico pubblico già da settembre. Purtroppo anche per questi genitori evidentemente ‘di serie B’, non abbiamo ricevuto rassicurazioni”.
“Apprezziamo il richiamo svolto dalla ministra Azzolina alla collaborazione tra scuola e famiglia – conclude la Iannarelli – ma chiediamo al Governo e al Ministro che non ci si limiti alle parole ma si approfitti di questo momento storico per dare un segnale concreto di inclusione alle famiglie e riconoscere l’importante ruolo educativo dei genitori”.
In pratica anche i genitori si schierano contro un mantenimento della didattica a distanza alla ripresa del nuovo anno scolastico, si comprende dalle parole del presidente di Articolo 26, evidenziando il problema che il rientro a lavoro dei genitori andrebbe a coincidere con le difficoltà di prendersi cura dei propri figli se dovessero proseguire con le lezioni online.
Anche nelle passate settimane ci sono state altre proteste di associazioni di genitori. Ma adesso la prospettiva di una possibile didattica a distanza anche a settembre sembra proprio ingigantire il la situazione. Ecco perchè le associazioni chiedono maggiore coinvolgimento, proprio per pensare a delle soluzioni che tengano conto di tutti gli aspetti.