La ministra Lucia Azzolina sembra a buon punto nella sua “battaglia” per finanziare in modo adeguato il ritorno a scuola di oltre otto milioni di alunni e un milione di dipendenti: la bozza del decreto legge Rilancio (composta da circa 260 articoli) prevede infatti lo stanziamento di un miliardo in due anni per l’istruzione, specificatamente per destinare le risorse alle misure di contenimento dell’epidemia negli istituti scolastici statali.
Nello specifico, la bozza stanzia 400 milioni per il 2020 e altri 600 per il 2021. Inoltre, sono previsti ulteriori aiuti per il sistema 0-6 anni, attraverso un contributo complessivo di 65 milioni per chi gestisce in via continuativa i servizi educativi (come gli asili nido) e alle istituzioni scolastiche dell’infanzia non statali, come sostegno economico per la riduzione o mancano versamento delle rette.
La partita, comunque, è tutt’altro che chiusa: la bozza del decreto Rilancio è infatti ancora modificabile e non si escludono ulteriori modifiche, anche se non si attendono particolari incrementi se si considera che negli ultimi giorni c’è stato già un sostanzioso aumento rispetto alla versione iniziale.
Se la cifra dello stanziamento dovesse essere confermata e i fondi dovessero andare direttamente alle scuole, si tratterebbe di un finanziamento ad istituto mediamente superiore ad oltre 50 mila euro per il 2020 e altri 70 mila euro per l’anno successivo.
Lo stanziamento sarebbe provvidenziale anche per garantire gli esami di maturità in presenza. Anche perché tra i lavoratori delle superiori c’è una certa apprensione per il ritorno a scuola tra meno di un mese: un gruppo di docenti di un liceo di Latina, ad esempio, ci chiede “come mai nessuno esprima un’ipotesi relativa ad un protocollo di sanificazione e di tutela della salute per tutti i lavoratori della scuola e degli alunni. Si parla di fare esami in presenza senza dare garanzie di sicurezza igienico-sanitaria. Nelle fabbriche, le organizzazioni sindacali hanno preteso un protocollo prima di parlare di riaperture Per noi si definiscono doveri e procedure senza parlare di tutela della salute”.
In verità, le misure sulla sicurezza per evitare contagi sono allo studio in questi giorni: la ministra ha presentato una prima bozza sul rientro ai sindacati e questi ultimi hanno immediatamente chiesto di “fissare un quadro nazionale di riferimento in base al quale ogni scuola, in ragione delle proprie specificità (tipologia di alunni, organizzazione del lavoro, strutture edilizie), dovrà definire puntuali indicazioni su dispositivi e norme di comportamento finalizzati ad una frequentazione sicura degli ambienti scolastici eliminando ogni rischio di diffusione del contagio”.
Il finanziamento che la politica si appresta a varare servirebbe anche a dare una risposta alle tante famiglie che chiedono garanzie sul ritorno a scuola in presenza: nello specifico, anche con petizioni, i genitori chiedono ingressi e uscite scaglionate, termoscanner con personale formato per la misurazione della temperatura, eliminazione delle pause collettive come la ricreazione, il pranzo e le assemblee scolastiche per organizzarle in forma scaglionata.
Richieste analoghe giungono anche da diversi politici. Come il senatore Pd Francesco Verducci, vicepresidente Commissione Cultura e Istruzione del Senato, per il quale “serve un piano straordinario di investimenti per la scuola pubblica. È la cosa più urgente”, ha detto il democratico.
“Un Paese – ha detto – non può vivere con le scuole chiuse. Ne va del nostro futuro. E per tornare a scuola in sicurezza, senza rischi per la salute dei ragazzi, delle famiglie, dei lavoratori, servono subito risorse importanti e strategiche”.
Verducci auspica l’avvio di “una costituente per la scuola”, perché “servono investimenti strutturali per più personale e più docenti, per stabilizzare i precari, in edilizia per avere più spazi, aule, laboratori. Serve reinventare la didattica”.
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