L’arrivo della variante Delta in Germania, con ripercussioni soprattutto sui giovani, ha incrementato il rischio di contagio all’interno dei plessi scolastici, dove si adottano misure sempre più stringenti, per ovviare didattica a distanza con conseguenti ripercussioni sulle famiglie e sulla qualità stessa dell’apprendimento da parte degli studenti.
Dopo l’alto tasso di contagi riscontrato in numerose regioni, sono numerose le iniziative e le disposizioni varate dalle autorità competenti per evitare nuovamente la DAD nelle aree più a rischio: oltre all’obbligatorietà di utilizzo delle mascherine a protezione delle vie aeree, si studiano sistemi di ventilazione e di tracciamento degli eventuali contagi nei plessi scolastici.
È chiaro che l’aumento dei contagi è dato, oltre al recente riavvio delle attività produttive e dal ritorno in sede dei lavoratori, anche alla ripartenza della didattica in presenza per scuole di ogni ordine e grado ed atenei pubblici e privati. All’adozione delle misure consuete di contenimento pandemico – mascherina protettiva, distanziamento ed igienizzazione frequente delle mani – non è seguita l’approvazione di Green Pass per il personale scolastico, come in nel nostro paese.
La Commissione per l’istruzione tedesca, che comprende i rispettivi ministri federali e numerosi esperti, ha approvato all’unanimità la linea organizzativa promossa in primis dall’esecutivo in carica, consultatosi con i ministri della salute, con competenze e responsabilità per singola regione amministrativa. Il problema principale resta la gestione dei contagi ed il trattamento pratico dei positivi nei singoli plessi scolastici o atenei; saranno numerosi, con le previste impennate invernali del numero dei contagi, gli studenti sottoposti a quarantena per positività al Sars – CoV – 2.
Si riveleranno fondamentali, in questo caso, i tracciamenti, limitati volontariamente e secondo specifiche disposizioni ai contatti stretti intrattenuti dallo studente con i compagni di banco. Anche l’isolamento sarà limitato a soli 5 giorni in caso di contatto con un soggetto positivo. Tutto ciò per ovviare che la didattica a distanza torni ad essere la normalità, lasciandosi dietro classi in quarantena o interi istituti scolastici ed universitari chiusi. Per uscire dallo status di quarantena basta sottoporsi ad un tempone molecolare o antigienico.
Il paese corre ai ripari nonostante l’assidua promozione delle misure di contenimento – mascherine, distanziamento sociale – e il crescente tasso di vaccinazione, specialmente dei più fragili e dei giovani tra 13 e 19 anni. Nonostante i provvedimenti attenti e scrupolosi, la copertura delle vie respiratorie, distanziamento ed eventuale areazione – complessa nei mesi invernali – non bastano più. In alcuni plessi scolastici il distanziamento è divenuto impraticabile per questioni organizzative, ed i Dirigenti puntano sulle mascherine e sull’areazione degli ambienti. Le prime scuole hanno riaperto oltre un mese fa, e lunedì 16 l’incidenza nazionale era a 36 casi settimanali ogni 100mila abitanti, dopo tre settimane è schizzata a quota 84. Le istituzioni sanitarie hanno confermato che la maggior concentrazione dei contagi figura tra individui di giovane età.
Un fenomeno particolarmente emblematico riguarda il Land Nord Reno – Vestfalia, dove circa 30.000 studenti ed altrettanti 300 docenti sono stati sottoposti ad isolamento per due settimane. Secondo gli esperti, il Land sta perdendo il controllo del contagio tra i bambini: numerosi distretti hanno alzato bandiera bianca per il tracciamento a causa di carenza di personale. L’associazione professionale dei pediatri tedesca (BVKJ) ha richiesto alle autorità “un ripensamento della politica dei test”, sostenendo inoltre che “tutti i bambini non positivi possono continuare a frequentare”.
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